Lavoro e professione

Congresso Acp, subito un fondo infanzia per i primi mille giorni

di Paolo Siani (presidente Associazione culturale pediatri)

In un Paese sempre più anziano, con costi alle stelle per l’assistenza agli over, noi pediatri che ci riconosciamo nell’Acp - giunta al suo 27° Congresso (Napoli 15-17 ottobre ) - chiediamo che si dedichi una voce del riparto del Fondo sanitario nazionale ai bambini fino a 3 anni. E per questo abbiamo messo nero su bianco una proposta diretta alla ministra Beatrice Lorenzin e al presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, affinché si facciano portavoce di un cambiamento epocale. Un documento che illustra la necessità non più rinviabile di dedicare un fondo all’infanzia disagiata del Paese, del Sud innanzitutto, ma non solo. Perché investire nei primi mille giorni di vita dei bambini porta infatti notevoli vantaggi sociali ed economici. Non si tratta di togliere agli anziani per dare ai giovani, ma di recuperare risorse, per esempio dalla spending review, per un fondo dedicato alla prima infanzia. In queste settimane è in corso di definizione la manovra economica per la Sanità e si è parlato solo, o prevalentemente, di tagli.

(Leggi l’editoriale di Paolo Siani sull’adozione sociale )

Perché i primi mille giorni?
È infatti ora di invertire la rotta, e di investire nella fascia d’età più vulnerabile della popolazione, che è anche la più promettente, quella su cui va costruito il futuro del Paese: i bambini da 0 a tre anni. Le Regioni più povere sono anche le più giovani. È ora di invertire una tendenza è cioè di non penalizzare le Regioni più giovani e con minor numero di anziani. Investire sui primi mille giorni di vita vuol dire investire nel capitale umano, e contrastare le diseguaglianze e anche sottrarre giovani energie alla criminalità. Negli ultimi 10 anni si sono avute numerose dimostrazioni sul piano scientifico del rapporto positivo fra interventi precoci (da 0 a 3 anni) e riduzione di diseguaglianze. L’effetto che ne consegue, aumento di capitale e non solo economico, non va ignorato nelle scelte politiche del Paese. I risultati di un investimento nei primi tre anni di vita sono stati studiati da James Heckman, premio Nobel per l’Economia del 2000, che ha valutato la rendita economica di un investimento nelle varie età. La curva che ne viene fuori è molto semplice ed esplicita: più è precoce l’investimento, maggiore è il tasso di rendimento economico.

In questa iperbole decrescente è evidente come gli investimenti fatti in età prescolare siano molto più redditizi: da 12 a 17 volte in più rispetto a quelli di pari entità nell’età lavorativa, e circa il doppio di ciò che si ottiene nella scuola dell’obbligo. Se consideriamo l’investimento sui primi mille giorni di vita come un processo di crescita anche economica di un Paese, non possiamo ignorare l’effetto che questo può comportare in caso, o in termini, di disequità. Ricordiamo che resta totalmente disatteso il richiamo della Commissione europea ai Governi dell’Unione, formalizzato nella Raccomandazione del 20 febbraio 2014 in cui si richiamavano tutti gli Stati membri ad adoperarsi attivamente investendo nell’infanzia per spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale.

Non possiamo quindi trascurare il confronto fra la rendita di investimenti in bambini di diverso livello socioeconomico, e anche il risultato del Transatlantic Forum Inclusive Early Years 2013 è semplice e significativo: l’investimento nei primi anni di vita è tanto più efficace quanto più il livello socioeconomico è basso. Gli investimenti in bambini di basso livello socio economico quindi hanno un tasso di rendimento assai più alto rispetto a quelli per bambini di livello socioeconomico elevato. Tale osservazione è stata confermata dai ricercatori dell’ufficio studi della Banca d’Italia che hanno sottolineato come il programma Perry School (programma di lettura precoce, Usa) indirizzato ai bambini afroamericani ha avuto un tasso di rendimento annuo compreso fra il 7 e il 10%; valori ben superiori a quelli di un investimento sul mercato azionario americano nel secondo dopoguerra.


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