Medicina e ricerca

Linee guida territoriali per una Pma a Km 0

di Antonio Guglielmino (direttore dell’Istituto di Medicinae biologia della riproduzione Umr/Hera)

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Un passo dopo l’altro, un aspetto fondamentale del diritto alla salute, ovvero il diritto alla genitorialità, ha vinto sui limiti, i divieti e le contraddizione di una legge, la famigerata legge 40/2004, che ha visto recentemente cadere l’ultimo veto, quello della diagnosi preimpianto alle coppie fertili portatrici di malattie genetiche. Finalmente rimossi gli ostacoli che facevano della Pma una malpractice, bisogna ora agire concretamente per inserirla nei Lea - i Livelli essenziali di assistenza - e fare in modo di agevolare le coppie, offrendo loro servizi efficienti sul territorio.

In un Paese che avverte sempre più il problema medico, civile, sociale, e anche contributivo, determinato dalla denatalità è urgente definire un modello organizzativo territoriale adeguato, al pari degli altri Paesi europei. Ciò è fondamentale nell’orientare i pazienti e organizzare le strutture coinvolte in modo efficiente ed efficace. L’obiettivo, ora che possiamo mettere uno stop al turismo riproduttivo, è quello di ridurre, e infine eliminare, anche la mobilità interregionale delle coppie. Con questo scopo lavoriamo a un modello organizzativo che veda coinvolto il medico di Medicina generale, così come il consultoriale, il ginecologo ospedaliero e universitario, nel rapporto tra la coppia infertile e il Centro di Pma. Nell’ottica di un’organizzazione territoriale funzionale, il medico di fiducia è infatti un punto di riferimento da cui non si può prescindere per ottimizzare procedure, protocolli diagnostico-assistenziali, tempi e costi della Pma, limitando inoltre la mobilità interregionale dei pazienti.

Da un’indagine condotta su 990 coppie afferite nel 2014 al Centro Umr (Unità di Medicina della Riproduzione) di Catania, è emerso che: solo il 3,7% delle coppie infertili si rivolge al Centro di Pma inviato dal proprio Medico di medicina generale (Mmg); il 18,6% ci arriva grazie al ginecologo o all’andrologo; Internet e Tv assumono un ruolo fondamentale (30%), mentre è il passaparola l’elemento che pesa maggiormente nell’orientare la coppia verso il Centro, attestandosi a quota 37,6 per cento. Dati in contrasto con l’esigenza delle coppie di ricevere maggiori informazioni e un supporto continuativo dal proprio medico di fiducia. Sappiamo infatti che un quarto della popolazione cercherebbe consigli sulla fertilità/sterilità dal Medico di Medicina primaria; una coppia su sei, inoltre, vive un’esperienza di difficoltà a concepire un bambino e cerca supporto in determinati momenti della vita. I risultati emersi dall’indagine fanno registrare una tendenza inversa, confermando quanto il ruolo del medico territoriale sia ancora ai margini del percorso di Pma. Sulla base di questi presupposti bisogna lavorare con l’obiettivo di raggiungere una nuova frontiera della medicina della riproduzione: la Pma a Km 0.

A poche settimane dall’aggiornamento da parte del ministero della Salute delle Linee guida sulla fecondazione assistita, il prossimo passo è quello di varare delle Linee guida territoriali. Con questo obiettivo, il recente Congresso Umr/Hera di Catania ha visto schierati medici di Medicina generale, medici consultoriali, ginecologi ospedalieri e universitari, ostetriche, insieme con gli specialisti dei Centri di Pma, per la definizione di Linee guida territoriali prodotte dalle Società scientifiche e dagli Ordini professionali di riferimento. Saranno queste le basi per un modello organizzativo funzionale ad affrontare la fertilità tout court: per le coppie infertili, come è ovvio; ma altresì per le coppie fertili e tuttavia portatrici di malattie genetiche, o in cui anche uno solo dei partner è affetto da gravi malattie virali trasmissibili all’altro e al feto; per i pazienti oncologi che crioconservano i propri gameti prima di sottoporsi alle terapie antitumorali che ne compromettono la capacità riproduttiva; last but not least, per le persone che decidono di preservare la propria fertilità rimandando il momento genitoriale.

Antonio Guglielmino

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