Medicina e ricerca
Ricerca in oncologia, nasce la Federation of Italian Cooperative Oncology Groups (Ficog)
Il 35% degli studi clinici condotti in Italia riguarda l’oncologia, l'area terapeutica su cui si concentrano i maggiori investimenti. Fino ad oggi la ricerca no profit nella nostra nazione è stata resa possibile principalmente grazie all'iniziativa di singoli gruppi cooperativi che hanno saputo condurre studi clinici anche di rilevanza internazionale. E' mancato però, soprattutto su grandi progetti, un punto di riferimento unico e strutturato, a cui le Istituzioni e l'industria si potessero rivolgere. Per colmare questo vuoto nasce, sotto l’egida dell’Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica), la Federation of Italian Cooperative Oncology Groups (FICOG), che riunisce 15 gruppi cooperativi oncologici italiani (AIOM, APRIC, ASTRO, GIM, GIOGer, Fondazione GISCAD, Fondazione NIBIT, GOIM, GOIRC, GONO, IGG, IMI, ISG, ITMO, MITO), per un totale di circa 200 strutture attive su tutto il territorio.
«La nuova Federazione – spiega Francesco Di Costanzo, Presidente Ficog e direttore dell'Oncologia medica all’Ospedale Careggi di Firenze - rappresenterà un interlocutore di riferimento, con caratteristiche uniche e strutturate, sia per le Istituzioni che per l'industria. In questo modo ci attendiamo che gli investimenti nella ricerca e gli studi no profit possano aumentare del 50%. Non solo. Verificheremo la qualità dei centri di ricerca che potranno così essere accreditati con una sorta di ‘bollino' della Federazione. È la prima volta che viene promosso un controllo di questo tipo nel nostro Paese, che rappresenta un passaggio fondamentale perché l'accreditamento è richiesto dalle norme europee. E ci muoveremo nei confronti delle Istituzioni perché vengano riconosciute figure molto importanti come gli infermieri di ricerca e i data manager, finora non ben definite da un punto di vista normativo. Altra conseguenza positiva offerta dall'attività della Federazione è costituita dalla spinta all'innovazione, perché potremmo mettere a disposizione dei pazienti farmaci nuovi molto più velocemente. Vogliamo rappresentare un vero e proprio motore per stimolare la ricerca clinica nel nostro Paese».
Il processo di sviluppo di un nuovo farmaco anticancro è molto lungo e complesso, richiede dai 10 ai 15 anni di ricerca. Solo una molecola su 10mila arriva sul mercato e solo 2 su 10 permettono di recuperare i costi in ricerca e sviluppo, che stanno diventando sempre più consistenti. Infatti nel 2001 per sviluppare un prodotto erano necessari circa 800 milioni di dollari, oggi questa cifra è salita a 1,3 miliardi di dollari. Attualmente in Italia il 90% delle risorse viene dall'industria, circa il 10% dai singoli gruppi di ricerca.
«Il nostro Paese - afferma Roberto Labianca, segretario Ficog e direttore del Cancer center all'Ospedale Papa Giovanni XXII di Bergamo - è stato uno dei primi in Europa a promuovere la ricerca clinica cooperativa. Nella maggior parte dei trial internazionali offriamo anche oggi un contributo scientifico molto elevato e siamo secondi nel Vecchio Continente per numero di pazienti arruolati, grazie all'eccellenza raggiunta dai singoli centri. Ma soffriamo l'assenza di organizzazione e di risorse. La nuova Federazione vuole colmare proprio questo vuoto». «In Italia – conclude il prof. Evaristo Maiello, tesoriere FICOG e direttore dell'Oncologia di Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo - i progetti di cooperazione internazionale non sono strutturati e si basano sull'iniziativa di scienziati di prestigio oppure sono promossi a livello ministeriale, scontrandosi con difficoltà di tipo organizzativo, quali la mancanza di facilitazioni e la troppa e differente burocrazia. La Federazione, pertanto, si presenterà come interlocutore di riferimento anche per gestire le iniziative di cooperazione internazionale. E' chiaro che oltre a progetti internazionali, vorremmo che un'attenzione particolare ci venisse riservata anche da Istituzioni nazionali ed in particolare da AIFA, nella speranza che questo organismo possa riprendere a sostenere sperimentazioni con ricadute sul sistema sanitario nazionale. Noi siamo qui, pronti a collaborare».
«Non dobbiamo sorprenderci – continua Di Costanzo - se il numero degli studi clinici nel nostro Paese si è fortemente ridotto negli ultimi anni. Le cause sono note: troppi comitati etici, scarso coordinamento fra questi enti che agiscono spesso in base a protocolli differenti, tempi di autorizzazione e avvio degli studi eccessivamente lunghi, enormi differenze nei contratti per le sperimentazioni e nei contratti di assicurazione delle diverse strutture ospedaliere».
In cinque anni si è registrato un calo preoccupante del numero complessivo delle sperimentazioni: nel 2009 erano 761, nel 2013 l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ne ha autorizzate 583, 204 relative ai tumori. Una diminuzione sostanziale è stata quella degli studi indipendenti, calati dal 41,8% (318) del 2009 al 23,8% (139) del 2013. «La crisi economica ha avuto un impatto significativo – sottolinea il prof. Di Costanzo -. La nascita della Federazione favorirà un rilancio delle ricerche no profit, con un incremento fino al 50%, perché potremo capitalizzare i maggiori investimenti da parte dell'industria in aspetti scientifici che le aziende farmaceutiche non ritengono opportuno approfondire. Vogliamo promuovere sperimentazioni con ricadute positive sul servizio sanitario nazionale, anche dal punto di vista finanziario e organizzativo. La ricerca indipendente garantisce risparmi e sostenibilità a tutto il sistema».
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