Medicina e ricerca

Tumore del rene, ridotto del 32% il rischio di recidiva nei pazienti operati

di Sergio Bracarda *

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Per la prima volta l’immunoterapia, somministrata dopo la chirurgia, ha dimostrato di ridurre in modo significativo il rischio di recidiva e di morte nel tumore del rene. Lo evidenziano i risultati dello studio di fase 3 KEYNOTE-564 che ha valutato pembrolizumab, terapia anti-PD-1, come potenziale trattamento adiuvante nei pazienti con carcinoma a cellule renali a rischio intermedio-alto o alto di recidiva dopo nefrectomia (rimozione chirurgica di un rene) o dopo nefrectomia e resezione delle lesioni metastatiche. Ad un follow-up mediano di 24,1 mesi, pembrolizumab ha dimostrato una riduzione statisticamente significativa e clinicamente rilevante del rischio di recidiva di malattia o di morte del 32% rispetto al placebo. È stato inoltre osservato un trend favorevole in sopravvivenza globale con una riduzione del 46% del rischio di morte con pembrolizumab rispetto a placebo. I dati sono stati presentati durante la Sessione Plenaria del Congresso della Società Americana di Oncologia Clinica (ASCO), che si è svolto dal 4 all’8 giugno.
Per la prima volta un trattamento adiuvante, ovvero successivo alla chirurgia, si è dimostrato efficace in pazienti colpiti da tumore del rene per prevenire le recidive. Nel 2020, in Italia sono state stimate 13.520 nuove diagnosi di tumore del rene. Complessivamente la recidiva dopo la chirurgia interessa circa il 30% dei casi totali e questa percentuale è ancora più alta se si prendono in esame esclusivamente casi classificati a rischio intermedio o alto. Ad oggi per questi pazienti, dopo l’intervento, non ci sono opzioni terapeutiche disponibili se non l’attenta osservazione con controlli regolari. Mancavano studi in grado di supportare un vantaggio concreto nella riduzione del rischio di recidiva con un trattamento farmacologico.
Nello studio KEYNOTE-564, metodologicamente ben condotto (randomizzato, prospettico, in doppio cieco e con un campione numeroso), pembrolizumab ha dimostrato di essere efficace nel ridurre del 32% il rischio di recidiva o di morte rispetto al placebo, associato ad un profilo di tollerabilità accettabile e con un trend favorevole di sopravvivenza globale, in pazienti operati per carcinoma renale a cellule chiare a rischio intermedio-alto o alto di recidiva, compresi quelli sottoposti a resenzione delle lesioni metastatiche e liberi da malattia alla rivalutazione. L’immunoterapia con pembrolizumab, che ha già ottenuto risultati importanti nella malattia avanzata, apre così una nuova prospettiva per il suo impiego anche in una fase più precoce, subito dopo la chirurgia.
Con i risultati mostrati dal KEYNOTE-564, pembrolizumab rappresenta la prima immunoterapia a mostrare un beneficio clinico nel trattamento adiuvante del tumore del rene. Per arrivare a questo risultato ci sono voluti decenni. Speriamo, ora che abbiamo conseguito questo importante traguardo, di continuare a fornire nuove opzioni di trattamento ai pazienti con tumore del rene.

* Direttore del Dipartimento Oncologico e della Struttura Complessa di Oncologia Medica e Traslazionale dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni


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