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Nuovo Piano oncologico/ Così possono migliorare prevenzione e assistenza domiciliare, ora servono risorse

di Saverio Cinieri *

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24 Esclusivo per Sanità24

I punti chiave del Piano Oncologico Nazionale 2023-2027 sono prevenzione, percorsi di cura chiari ed omogenei, attenzione al malato e a chi lo assiste a 360 gradi. Senza dimenticare la digitalizzazione per snellire la burocrazia, l’assistenza sempre più domiciliare e integrata con l’ospedale, i servizi territoriali e i percorsi riabilitativi e mirati non solo al recupero fisico ma anche al reinserimento nei luoghi di lavoro. Hanno un ruolo importante anche la formazione degli operatori sanitari e le campagne informative per i cittadini, il supporto nutrizionale e psicologico, l’ampliamento delle fasce di età per gli screening, le cure palliative a domicilio e il potenziamento delle coperture vaccinali.
Siamo soddisfatti per l’approvazione di questo importante Piano da parte della Conferenza Stato-Regioni. Si tratta di un documento di pianificazione e indirizzo per la prevenzione e il contrasto del cancro, un tassello fondamentale nell’impegno contro la malattia. Nel 2022, in Italia, sono state stimate 390.700 nuove diagnosi. In due anni, l’incremento è stato di 14.100 casi. A fronte dei 2 milioni e mezzo di cittadini che vivevano nel nostro Paese nel 2006 con una pregressa diagnosi di tumore, si è passati a circa 3,6 milioni nel 2020, il 37% in più di quanto osservato solo 10 anni prima. Molti pazienti riescono a raggiungere la guarigione e la cronicizzazione è una realtà consolidata in diverse neoplasie, anche in fase avanzata. Un risultato ottenuto anche grazie a terapie sempre più efficaci. E il sistema deve rispondere alle esigenze di questi pazienti. L’oncologia è un cardine del Servizio Sanitario Nazionale, ma deve essere sostenuta con misure strutturali, come quelle delineate nel nuovo Piano. Ora servono risorse adeguate. È infatti ancora in corso la proposta normativa per il finanziamento del Piano con un fondo pari a 20 milioni di euro per gli anni 2023 e 2024. Questa cifra contenuta nel decreto milleproroghe è una base di partenza da incrementare.
La nostra Società scientifica ha sempre evidenziato l’importanza della prevenzione, la prima arma nel contrasto dei tumori, visto che il 40% dei casi può essere evitato agendo su fattori di rischio prevenibili. L’altra importante questione, finora irrisolta, riguarda il potenziamento del territorio e la necessità di investire nell’assistenza oncologica domiciliare. Avvicinare le cure alle persone ne facilita anche l’accessibilità, impatta sull’aspettativa di vita e favorisce risparmi per i pazienti, troppo spesso impoveriti dopo la diagnosi di tumore. In Italia meno del 70% delle Oncologie può contare sull’assistenza domiciliare. Ci auguriamo che l’adozione del nuovo Piano 2023-2027 rappresenti uno stimolo per migliorare le cure domiciliari dei nostri pazienti. Non solo. Il documento evidenzia che le misure per facilitare l’integrazione sociale e il reinserimento nel luogo di lavoro, compreso l’adattamento delle condizioni di lavoro per i malati di cancro, dovrebbero essere parti integranti del percorso dei pazienti.
La riabilitazione oncologica – non solo fisica ma funzionale, nutrizionale, cognitiva, psicologica, sociale, nel rapporto di coppia – consente di reinserire le persone colpite dalla malattia nel sistema lavorativo, nella famiglia e nella società civile. La riabilitazione deve essere parte integrante del piano terapeutico di ogni paziente, allo scopo di prevenire e trattare gli effetti collaterali delle terapie, recuperare le funzioni lese nell’ottica di mantenere e migliorare la qualità di vita, aspetto che nel tempo è diventato sempre più importante. Considerarsi guariti non può prescindere dall’avere una vita affettiva soddisfacente, così come dal riprendere l’attività lavorativa.
Anche il Piano europeo di lotta contro il cancro sottolinea la necessità di azioni concrete per migliorare la vita dei pazienti oncologici e di coloro che hanno superato la malattia. Uno strumento previsto dalla Commissione europea è, ad esempio, la ‘smart card del sopravvissuto al cancro’, che riassume la storia clinica dei pazienti e facilita i controlli al termine delle cure. Questa tessera personalizzata e volontaria, sotto forma di applicazione o di carta elettronica portatile, è promossa anche nel nostro Paese dal nuovo Piano Oncologico. In questo modo sarà possibile collegare il paziente agli operatori sanitari per migliorare la comunicazione e il coordinamento medico.
Il Piano punta, inoltre, alla piena realizzazione in tutte le Regioni delle Reti oncologiche, per favorire un’assistenza sempre più domiciliare e integrata tra l’ospedale e i servizi territoriali, tramite l’implementazione della telemedicina e la valorizzazione del ruolo di medici di famiglia. L’assistenza oncologica deve essere incentrata sempre di più sulle Reti, tanto più in un sistema sanitario regionalizzato come il nostro. È dimostrato come le Reti siano in grado di razionalizzazione l’utilizzo di risorse e tecnologie, ottimizzare la spesa e implementare la ricerca. Si tratta di un imprescindibile modello organizzativo che, unito ad un approccio multidisciplinare, garantisce la migliore presa in carico del paziente. Un esempio pratico sono le Breast Unit per il carcinoma del seno, che di fatto vengono istituite in modo automatico dove ci sono le Reti, mentre nelle Regioni che non hanno Reti sono presenti a macchia di leopardo. È giunta l’ora di passare ai fatti ed è necessaria soprattutto la volontà politica di attivarle in tutte le Regioni. Ci auguriamo che il nuovo Piano segni un cambio di passo.
* Presidente Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica)


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