Medicina e ricerca

Covid: con la fine dell’emergenza è tempo di rilanciare la vaccinazione anti-influenzale

di Paolo Bonanni*

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24 Esclusivo per Sanità24

La progressiva riduzione dei casi e delle ospedalizzazioni da Covid, la cui evoluzione verso uno stato endemico sembra ormai avanzata, insieme alla prepotente ri-emergenza in questo autunno/inverno delle altre affezioni respiratorie, prime fra tutte l’influenza, rende di grande importanza il rilancio della vaccinazione anti-influenzale.
A questo proposito, sono numerose le sfide che ci attendono come sanità pubblica.
Anzitutto, dovremo impegnarci a fondo nella comunicazione alla popolazione – studiando anche modalità innovative di interazione - per far capire come l’influenza sia un pericolo costante di ogni inverno, con un carico di morte e complicanze notevole. In tale senso sarà importante un maggiore coinvolgimento dei medici di famiglia anche come promotori dell’adesione alla campagna di immunizzazione.
E’ inoltre urgente, anche sulla scorta delle numerose esperienze internazionali in proposito, stabilire in modo definitivo il contributo che alla campagna influenzale possono dare le vaccinazioni in farmacia, delineando un modello stabile di offerta e affrontando le difficoltà normative che ne limitano le potenzialità.
Altrettanto importante è moltiplicare le esperienze di vaccinazione in ospedale per i pazienti a rischio (il cosiddetto ‘ospedale che vaccina’), per poter intercettare i soggetti più fragili proprio al momento di eventuali ricoveri, sfruttando l’occasione per proteggerli in vista della successiva stagione fredda.
Dovremo comprendere come integrare l’offerta dei richiami periodici contro il Covid con la vaccinazione stagionale anti-influenzale nella popolazione generale e nei gruppi a rischio, anzitutto ribadendo la possibilità della co-somministrazione dei due vaccini nella stessa seduta (in attesa di poter disporre in futuro di vaccini combinati), e fare in modo che i due interventi di immunizzazione non vengano percepiti come competitivi, ma piuttosto come metodi di prevenzione da integrare pienamente.
In tale impegno sarà importante coinvolgere maggiormente rispetto al passato tutte le società scientifiche anche degli specialisti medici (cardiologi, pneumologi, diabetologi, nefrologi, ematologi, reumatologi, oncologi, etc.), affinché all’unisono si sostenga la grande rilevanza per la salute individuale dell’adesione all’offerta vaccinale per i pazienti con malattie croniche.
Ma anche importanti da coinvolgere sempre più sono le associazioni di pazienti e le rappresentanze della società civile, per creare consapevolezza nei cittadini, e arrivare infine a considerare la vaccinazione come un diritto ad una migliore salute da esigere ogni anno.
Da ultimo, ma certamente non per importanza, va consolidato l’uso più appropriato dei diversi vaccini influenzali, una battaglia culturale che ci ha visto molto impegnati negli anni passati, e che finalmente sembra affermarsi anche nel nostro Paese.
Con soddisfazione, a conferma della bontà della nostra visione, abbiamo visto nel 2022 gli Stati Uniti affiancarsi a Regno Unito, Australia, Austria e molte altre nazioni, nel raccomandare che non tuti i vaccini siano considerati uguali per tutte le categorie di soggetti, ma piuttosto come si debba dare ‘a ciascuno il proprio vaccino’, considerando età e condizioni patologiche preesistenti.
La speranza è che anche il nostro Ministero della Salute emani una Circolare Influenzale per la stagione 2023/24 in cui sia raccomandato in modo più netto l’utilizzo del vaccino più appropriato per ogni categoria di cittadini.
Di tutto questo si discute mercoledì 22 febbraio a Roma durante il Flu Day 4, un evento di scambio culturale e di confronto tra esperti, divenuto ormai un appuntamento tradizionale e molto fruttuoso.

* Dipartimento di Scienze della Salute – Università degli Studi di Firenze


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