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Giornata papillomavirus, informare e formare per sconfiggere l'Hpv e le patologie correlate

di Roberta Siliquini *, Saverio Cinieri **

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L’infezione da Papillomavirus (Hpv - Human Papilloma Virus) è la più frequente infezione sessualmente trasmessa. Il Papillomavirus è stato classificato come il secondo agente patogeno responsabile di cancro nel mondo. Può causare tumori di cervice uterina, ano, vagina, vulva, pene, cavità orale, faringe e laringe. In Italia oltre 6.500 casi ogni anno sono attribuiti a infezioni croniche di ceppi oncogeni del virus del Papilloma umano (Hpv) e determina la totalità di quelli alla cervice uterina (2.400 diagnosi solo nel 2022). Prevenire i pericolosi tumori Hpv-correlati è possibile grazie alla sinergia tra la prevenzione primaria e secondaria. Si possono così avere grandi vantaggi anche economici, oltre che di promozione della salute pubblica. I costi diretti totali correlati alle infezioni da Hpv sono stimabili in oltre 542 milioni di euro l’anno. Per questo motivo, in occasione della Giornata internazionale contro l’Hpv, viene lanciato lo Spot TV della campagna "Hai prenotato vero?", realizzata da Msd e autorizzata dal ministero della Salute. La campagna si pone l’obiettivo di accrescere la corretta informazione per la prevenzione delle malattie Hpv-correlate. È anche disponibile un portale - www.haiprenotatovero.it - ricco di informazioni utili e immediate sulle patologie HPV-correlate e le opportunità di prevenzione.
Come sottolinea la prof.ssa Rosa De Vincenzo (Fondazione Policlinico Gemelli, Irccs, Ginecologia Oncologica, Vicepresidente della Società Nazionale di Colposcopia e Patologia Cervico-Vaginale) ridurre drasticamente, fino a farli scomparire, i casi di cancro determinati dall’Hpv non è un’utopia ma un traguardo raggiungibile. Oggi possiamo contare su importanti evidenze scientifiche che dimostrano come potremmo arrivare ad eliminare completamente il tumore della cervice uterina, obiettivo che l’Oms ha fissato per il 2030. È però necessario incrementare il livello di conoscenza della patologia e aumentare la consapevolezza sull’importanza della prevenzione primaria e secondaria, migliorando i livelli di copertura vaccinale, favorendo l’adesione ai programmi di screening e aumentando il numero di diagnosi e interventi terapeutici precoci.
La diagnosi di tumori della cervice uterina microinvasivi o in stadi iniziali consente oggi di effettuare trattamenti conservativi, di "fertility sparing", per mantenere la capacità procreativa. Sul Papillomavirus circolano informazioni spesso confuse, falsi miti e un corretto counselling su questa infezione rimane fondamentale. Se vogliamo davvero sconfiggere questi tumori è necessario informare e coinvolgere sempre di più la popolazione e, in particolare, i giovani e i loro genitori. Si tratta di un compito fondamentale non solo della sanità pubblica a livello nazionale e regionale, ma anche di tutti gli operatori sanitari che entrano in contatto con i pazienti e i loro familiari.
I dati sul livello di informazione e consapevolezza delle giovani generazioni sono deludenti così come i dati sulla mancata adesione ai programmi di screening. È importante ricordare che il Piano oncologico nazionale, recentemente approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, ha ripreso gli obiettivi dell’Europe’s Beating Cancer Plan sugli intenti di copertura vaccinale e screening dell’Hpv entro il 2025, in attesa che anche il nuovo Piano nazionale Prevenzione vaccinale recepisca gli obiettivi di copertura per l’eliminazione del cancro da Hpv. Si tratta di misure di sanità pubblica che consentono la drastica riduzione dell’incidenza di queste neoplasie mediante la sinergia di due misure fondamentali: il raggiungimento di alti livelli di copertura vaccinale e l’adesione agli screening. Pur essendo una malattia prevenibile e trattabile, soprattutto se diagnosticata precocemente, il cancro della cervice uterina rappresenta il quinto tumore più diffuso a livello mondiale, con un tasso di incidenza per età stimato per il 2020 di 13,3 per 100.000 donne, ed è responsabile di centinaia di migliaia di morti ogni anno e di un forte impatto in termini sanitari e socio-economici.
Non bisogna, inoltre, trascurare il fatto che l’infezione da Hpv è associata allo sviluppo di numerosi altri tumori del distretto uro-genitale (vulva, vagina, pene, ano) e dell’orofaringe, nonché di lesioni benigne ma dal notevole impatto sulla qualità della vita, come i condilomi ano-genitali. Tutto ciò si aggiunge ai ritardi causati dalla pandemia, che hanno dimezzato i livelli di adesione a vaccinazione e screening.
Nel 2021 la Commissione Europea ha pubblicato l’Europe’s Beating Cancer Plan. Entro il 2025 il 90% degli Stati membri dovrà proteggere il 90% delle ragazze (e incrementare significativamente l’immunizzazione nei ragazzi). Lo screening cervicale dovrà essere offerto al 90% delle donne eleggibili e sempre il 90% delle pazienti con forme invasive dovrà ricevere trattamenti e follow-up tempestivi presso centri di alta specializzazione. In Italia abbiamo una sanità che ha tutte le potenzialità per rispondere in maniera coordinata a questa triplice sfida. Sviluppare percorsi sinergici e integrati di presa in carico della patologia nel suo complesso, che vadano dalla prevenzione primaria (vaccinazione, promozione di comportamenti volti a ridurre il rischio di contrarre l’infezione da Hpv) alla prevenzione secondaria (screening e diagnosi precoce), fino alla riduzione delle perdite al follow up e al miglioramento della qualità della vita delle persone colpite dalla neoplasia. Tra il 2019 e il 2021 siamo passati dal 39% al 23% di tasso d’adesione al Pap o Hpv test. Per recuperare questo gap, e più in generale arrivare alla soglia del 90%, vanno individuati nuovi modelli organizzativi dei programmi di screening regionali e vanno implementati i sistemi informatici di supporto. Anche per le vaccinazioni siamo passati dal 66% al 32% nelle undicenni e dal 54% al 26% negli undicenni. È necessario recuperare velocemente per non rischiare di avere un incremento di casi nel prossimo futuro.
Ricorda infine Silvestro Scotti segretario generale Fimmg, Federazione italiana medici di famiglia) l’informazione e la sensibilizzazione dei giovani e dei genitori sul tema della prevenzione oncologica deve essere anche compito del medico di famiglia. Potrebbero però avere anche un ruolo attivo, per esempio, nel favorire l’informazione e le azioni “di recupero” delle vaccinazioni e degli screening, come avviene già in molti paesi europei. I medici di medicina generale svolgono un ruolo importante nell’informazione dei genitori e del nucleo familiare e nella sensibilizzazione verso i corretti comportamenti di protezione di soggetti fragili per patologia, o vulnerabili per condizione socio-economica.

* Presidente della Siti, Società italiana di Igiene Medicina preventiva e Sanità pubblica
** Presidente nazionale dell’Aiom, Associazione italiana di Oncologia medica


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