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Herpes Zoster, nuove evidenze confermano un aumento del rischio cerebrovascolare

di Alessandro Rossi *

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Quando parliamo di Herpes Zoster (HZ), comunemente conosciuto anche come Fuoco di S.Antonio, intendiamo quella patologia acuta a eziologia virale, comune e debilitante, determinata dalla riattivazione del virus varicellazoster (VZV), virus a Dna appartenente alla famiglia degli Herpesviridae. L’infezione primaria, conosciuta comunemente come varicella, si manifesta generalmente durante l’infanzia e si associa con l’induzione di immunità cellulo-mediata (CMI) specifica. Dopo la risoluzione clinica, il virus, rimane quiescente nei gangli sensitivi delle radici dorsali del midollo spinale e/o dei nervi cranici. Nel corso della vita, quando l’ospite si viene a trovare in una condizione di depressione immunitaria, dovuta all’avanzare dell’età (immunosenescenza) oppure a particolari patologie o all’uso di farmaci immunosoppressori (immunocompromissione) il VZV può replicarsi e diffondere in senso antidromico fino alle terminazioni sensitive cutanee, dando luogo alle manifestazioni nervose e cutanee a distribuzione dermatomerica che caratterizzano l’HZ.
L’incidenza di HZ nella popolazione adulta, a seconda dei diversi studi, oscilla tra i 7 e gli 8 casi per 1000 per anno ma aumenta notevolmente con il progredire dell’età. La principale e più nota complicanza è rappresentata dalla nevralgia post-herpetica (PHN), che si verifica in una percentuale fino al 30% dei soggetti con Herpes Zoster, un dolore neuropatico che colpisce la zona dove si è manifestata l’infezione e che persiste anche per mesi.
In un sondaggio condotto da Ipsos in Italia su 300 soggetti tra i 40 e i 75 anni, si è scoperto che c’è ancora poca consapevolezza sul Fuoco di Sant’Antonio (termine che nel linguaggio comune identifica l’HZ): il 47% del campione non è consapevole della gravità della patologia e solo 1 persona intervistata su 2 sa che il dolore debilitante è uno dei sintomi principali. Nonostante ciò, la maggior parte dei partecipanti (64%) riconosce che l’impatto dell’Herpes Zoster sulla qualità di vita è "estremamente negativo". Eppure, oltre il 90% degli adulti sopra i 50 anni ha già contratto il virus che causa il "Fuoco di Sant’Antonio", mentre 1 adulto su 3 svilupperà l’Herpes Zoster nel corso della sua vita.
Non solo. Recenti studi americani hanno anche dimostrato la correlazione tra l’infezione da Herpes Zoster e le malattie cardiovascolari. Il virus della varicella che si riattiva in età adulta aumenta infatti il rischio di questo tipo di complicanze, soprattutto nei pazienti a rischio.
I dati analizzati dall’Istituto di Ricerca Health Search della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie – Simg, sul database di oltre un milione e mezzo di cittadini, ed in corso di pubblicazione, hanno evidenziato per la prima volta la variazione mese dopo mese del rischio di stroke in chi incorre nella malattia da Herpes Zoster.
Gli studi americani individuavano specifiche finestre temporali in cui la relazione Zoster-stroke esplica la massima forza di associazione Il rischio è due volte superiore rispetto ai soggetti che non presentano la malattia nel primo mese dopo l’infezione. Resta presente fino a 12 anni dall’infezione, sebbene vada progressivamente diminuendo il suo peso. Nella finestra 9-12 anni, il rischio di stroke in chi ha avuto l’Herpes Zoster si mantiene più elevato del 28%.
I dati dell’Istituto di Ricerca Health Search della Simg attestano che nei primi 6 anni dell’infezione ci sono due picchi del 30% di aumento del rischio di stroke rispetto a chi non presenta la malattia, uno nel primo anno dall’infezione e uno nel sesto anno. Nell’intervallo temporale tra questi due picchi vi è una riduzione del rischio, ma si mantiene la significatività della correlazione. Poi l’andamento cala nel tempo, fino al 12°-13° anno dall’infezione. Solo a quel punto perde di significatività. Da questi dati si evince che non solo la vaccinazione è importante per evitare l’infezione, ma anche per ridurre sensibilmente il rischio di queste complicanze e per esserne protetti a lungo nel tempo.
La varietà e la gravità di tali conseguenze ci inducono a raccomandare fortemente la prevenzione, che può essere attuata grazie alla vaccinazione. Il vaccino contro l’HZ è previsto nel vigente Piano nazionale di Prevenzione vaccinale (Pnpv). In particolare, è disponibile un vaccino ricombinante adiuvato, che ha dimostrato un rapporto rischio/beneficio nettamente favorevole, oltre che una persistenza d’effetto nel tempo, che raggiunge i 10 anni. Tale vaccino, inoltre, può essere somministrato anche nei pazienti immunocompromessi, che sono, insieme alla popolazione anziana ed ai pazienti affetti da patologie croniche, i più esposti all’infezione e rappresentano pertanto i destinatari più indicati per la somministrazione della vaccinazione.
Tra i pazienti a rischio per i quali la raccomandazione contro l’Herpes Zoster è particolarmente raccomandata vi sono i pazienti diabetici. Questa è già una malattia che determina un aumento del rischio cardiovascolare ed un aumentato rischio di incorrere in infezioni di varia natura (per la compromissione dell’immunità cellulo-mediata e di alcuni mediatori chimici dell’immunità). Inoltre, i sintomi e le complicanze dell’HZ possono essere più gravi nei pazienti diabetici (lesioni più estese, emorragiche e con distribuzione atipica). Dobbiamo quindi essere consapevoli che il paziente diabetico ha un rischio superiore del 30% di incorrere nella malattia da Herpes Zoster rispetto alla popolazione generale, soprattutto se affetto da comorbosità (es. scompenso cardiaco). Alla luce dei recenti studi che rilevano le complicanze cardiovascolari dell’infezione da Zoster fino a 12-13 anni dall’insorgenza della stessa, si può intuire l’ulteriore rischio elevato di questi pazienti rispetto alla popolazione generale. Questo riafferma l’importanza della vaccinazione nelle popolazioni interessate, in particolare nei soggetti con malattie croniche. Sull’importanza di questa vaccinazione e sull’attenzione da dedicare ai soggetti a cui andrebbe somministrata con priorità, la Simg sta lavorando a una mappa decisionale, che sarà presto offerta come strumento guida a tutti i medici di famiglia sul territorio nazionale.

* Responsabile Ufficio di Presidenza Simg


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