Medicina e ricerca

Parkinson: studio italiano apre nuovi scenari sulle cure farmacologiche e sulla riabilitazione motoria

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Sono oltre 300mila in Italia e si stima che per il 2050 saranno il doppio. Sono le persone con
Parkinson, la malattia neurodegenerativa seconda per frequenza solo all’Alzheimer, una condizioneche, a parte la sofferenza procurata a chi ne è affetto, ha costi economici e sociali rilevanti. Ogni malato costerebbe annualmente circa 3000 euro al Ssn (Banca Dati Assistibili 2017, Regione Siciliana), cui però andrebbero aggiunte le altre spese sostenute dai pazienti (1500 2700 euro) e i costi sociali , difficilmente quantificabili considerando che i parkinsoniani hanno un’età media di pensionamento di 50 anni e che le limitazioni lavorative delle persone che se ne prendono cura i cosiddetti “caregivers” fanno ulteriormente incrementare i costi indiretti derivan ti dalla malattia. In altre parole, i costi totali annui del Parkinson sono stimabili tra i 2 e i 3 miliardi di euro.

In questo scenario, vecchi e nuovi farmaci sono utilizzati per contrastare la malattia ed è sorprendente vedere che il farmaco più utilizzato e più efficace, la levodopa, offre nuove prospettive di cura grazie alla valorizzazione di una particolare proprietà del farmaco sino ad oggi poco sfruttata,la cosiddetta “long duration response” o risposta di lunga durata , in grado non solo di assicurare benessere clinico ma anche di modificare la neuroplasticità cerebrale , ovvero quel complesso meccanismo che il nostro cervello utilizza per compensare le condizioni deficitarie derivanti dalla malattia. A dimostrarlo un team di neurologi dell’Università di Catania guidati dal Prof. Mario Zappia , che per questo studio ha ricevuto un importante riconoscimento come "Best Research Article of the Year", in quanto migliore ricerca medica sulla lotta al Parkinson pubblicata nel 2023 dalla rivista“Movement D isorders”, organo ufficiale della International Parkinson’s and Movement Disorders Society (MDS), la società mondiale che si occupa di Parkinson e altre malattie similari con oltre 10.000 associati tra neurologi, medici e ricercatori .

Il premio è stato assegnato per la prima volta a un gruppo di ricerca italiano e il Prof. Mario Zappia, Ordinario di Neurologia e Direttore della Clinica Neurologica del Policlinico Universitario di Catania nonché presidente della Fondazione LIMPE per il Parkinson Onlus, ha ricevuto il premio a Copenaghen in occasione del congresso mondiale dell’MDS,tenutosi a fine agosto nella capitale danese.

L’articolo dal titolo"Long Duration Response to Levodopa, Motor Learning, and Neuroplasticity inEarly Parkinson's Disease" ha studiato nella malattia di Parkinson una particolare risposta farmacologica alla levodopa, il farmaco che viene somministrato per essere trasformato indopamina, sostanza questa mancante nei parkinsoniani. Questa particolare risposta farmacologica alla levodopa, appunto la risposta di lunga durata , nonostante fosse conosciuta sin da quando il farmaco venne introdotto per la terapia del Parkinson nei primi anni ’70 del secolo scorso, è stata sempre poco attenzionata dai clinici. Oggi si è consapevoli che la risposta di lunga durata rappresenta una parte molto importante del benessere clinico del paziente, ma non era stato mai evidenziato un effetto sulla neuroplasticità cerebrale e sull’ apprendimento motorio ( motor learning ). L’obiettivo della ricerca è stato proprio quello di evidenziare modifiche della neuroplasticità cerebrale indotte sia dalla risposta di lunga durata alla levodopa che dal motor learning mediante l’analisi di alcun iparametri neurofisiologici espressione di neuroplasticità cerebrale.

Sono stati studiati 41 pazienti con diagnosi di malattia di Parkinson in fase iniziale e sottoposti a un trattamento bisettimanale con levodopa a dosaggio prefissato e noto per produrre una risposta di lunga durata ottimale in circa il 50% dei casi; alcuni pazienti sono stati randomizzati per eseguire un trattamento di apprendimento motorio e altri, invece, non sono stati sottoposti ad alcun esercizio motorio. I marker neurofisiologici di neuroplasticità cerebrale sono stati valutatati prima e dopo i trattamenti.

Il risultato più importante ottenuto ha evidenziato che i parametri neurofisiologici, espressione di neuroplasticità cerebrale, si modificavano sensibilmente nei pazienti che sviluppavano una risposta di lunga durata e ancora di più in quelli che oltre a presentare la risposta farmacologica avevano eseguito il training di apprendimento motorio. Tali modifiche non si osservavano nei rimanenti pazienti che non avevano sviluppato la risposta di lunga durata.

Lo studio catanese ha elegantemente dimostrato che la risposta di lunga durata alla levodopa è in grado di modificare la neuroplasticità cerebrale, compromessa nei soggetti con Parkinson, ed è in grado di migliorare gli effetti dell’apprendimento motorio che è stato sempre il principale obiettivo della riabilitazione in questo campo. Le conseguenze pratiche derivanti da questo studio sono fondamentalmente due. Innanzitutto occorre considerare che lo sviluppo della risposta di lunga durata deve essere l’obiettivo terapeutico principale da perseguire nei pazienti in trattamento con levodopa, perché è grazie a questa risposta che si producono quei cambiamenti di compenso della neuroplasticità cerebrale in grado di assicurare un benessere clinico sostenuto. Inoltre, la risposta di lunga durata facilita gli effetti dell’apprendimento motorio e come tale va considerata e utilizzata per ottimizzare al meglio i trattamenti di fisioterapia e di riabilitazione impiegati per il trattamento della malattia di Parkinson.


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