Sentenze

Emoindennizzi, Corte di Strasburgo: «Italia risarcisca infettati. Equo il ristoro previsto dalla legge»

La Corte europea dei diritti dell'uomo dà ragione ai pazienti italiani contaminati da virus come l'Hiv e l'epatite tramite trasfusioni di sangue avvenute nel corso di trattamenti medici. In una sentenza emessa oggi, i giudici di Strasburgo condannano lo Stato italiano a risarcire i cittadini che si erano rivolti alla Corte Edu, nati fra il 1921 e il 1993. «I ricorrenti - riporta una nota della Corte - hanno diritto a un risarcimento dato che è stato provato il collegamento causa-effetto fra la trasfusione di sangue e la loro infezione», ma i ricorrenti lamentano la lunghezza dei procedimenti per il risarcimento o le conciliazioni amichevoli e che non è stato posto effettivo rimedio ai loro casi.
Strasburgo ha riconosciuto che la somma di 100.000 euro già prevista a titolo di «equa riparazione» per ogni malato, «costituisce un rimedio interno, del tutto compatibile con le previsioni della Convenzione e in grado di assicurare un adeguato ristoro ai soggetti danneggiati». Lo precisa il ministero della Salute in relazione alla decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo sui ricorsi proposti da alcuni cittadini italiani, tutti infettati da vari virus (HIV, epatite B e C) a seguito di trasfusioni di sangue praticate in trattamenti sanitari o operazioni chirurgiche. «La Corte - sottolinea il ministero in una nota - pur avendo riconosciuto per tutti quei casi risalenti agli anni '90 la violazione delle disposizioni della Convenzione europea dei diritti dell'uomo relativamente al diritto ad un equo processo ed ad un ricorso effettivo, ha affermato che la procedura di cui all'art. 27-bis del decreto-legge n. 90/2014 - la cui introduzione è stata fortemente voluta dal Ministro Lorenzin -, che riconosce ai soggetti danneggiati, a titolo di equa riparazione, una somma di denaro determinata nella misura di euro 100.000, costituisce un rimedio interno, del tutto compatibile con le previsioni della Convenzione e in grado di assicurare un adeguato ristoro ai soggetti danneggiati».

I malati: «Una condanna ai tempi lumaca dello Stato italiano»
«Questa sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo si aggiunge ad altre, anche se qui si parla di centinaia di persone che sono un numero enorme. La Corte ha rimarcato l'inqualificabile mancanza e il ritardo sui risarcimenti. Ora speriamo che si accelerino i tempi per risolvere le tante situazioni che attendono una risposta». Lo ha dichiarato alle agenzie Andrea Spinetti, portavoce del Comitato vittime sangue infetto, che commenta così la sentenza della Corte Edu che ha condannano lo Stato italiano a risarcire i cittadini nati fra il 1921 e il 1993, infettati da Aids o epatite (B e C) dopo aver ricevuto trasfusioni di sangue o emoderivati infetti, che si erano rivolti alla Corte.

M5S: «Chiudere questa pagina nera»
«È tempo che sia fatta giustizia, definitivamente». Così i deputati M5S in commissione Affari sociali, commentando la sentenza della Corte europea dei diritti umani che impone all'Italia di risarcire le vittime di trasfusioni di sangue infetto. «E' ora di chiudere con questa pagina nera per il nostro Paese», chiedono. «La Corte europea dei diritti umani - affermano i pentastellati - condanna lo Stato italiano a risarcire le centinaia di persone che si sono ammalate a causa di infezioni derivanti da trasfusioni o farmaci emoderivati. I giudici hanno riconosciuto le responsabilità dello Stato italiano riguardo a un dramma, una delle pagine più nere di Tangentopoli, che negli anni ha mietuto migliaia di vittime tra i nostri cittadini. Una vicenda, questa, che si trascina da troppo tempo e rispetto alla quale il ministero della Salute non può più far finta di nulla: il problema esiste ed è vietato mettere la testa sotto terra. Occorre che lo Stato si assuma finalmente le sue responsabilità e saldi il suo debito con le vittime, che non potranno comunque essere risarcite del bene più grande: la salute».


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