Sentenze

Epatite C, è legittimo l’import per uso personale dei generici dall’India. L’ordinanza del Tribunale di Roma

di Rosanna Magnano

Se un malato affetto da Epatite C acquista farmaci dall’India via Internet, li può importare in Italia, in quantità limitata all’uso personale e in presenza di prescrizione medica. E l’ufficio delle Dogane non può sequestrare i prodotti. L’illiceità penale dell’import di medicinali in assenza di autorizzazione riguarda infatti solo prodotti destinati al commercio e non l’uso personale. Per questo motivo la sezione per il riesame dei provvedimenti restrittivi della libertà personale del Tribunale di Roma (e non la Corte d’Appello come indicato in notizie circolate sulla stampa) ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato milanese Daria Pescecontro il provvedimento di sequestro dei medicinali effettuato dalla Dogana di Ciampino Aeroporto.

«L’importazione che costituisce reato - si legge nell’ordinanza - è riferita esclusivamente all’attività di chi abbia introdotto nel territorio dello Stato medicinali per farne successivo commercio e non anche a chi, come nel caso di specie appare pacifico, li abbia introdotti per farne esclusivo uso personale».

Si tratta di un’ordinanza che non fa giurisprudenza ma l’episodio di real life, che risale allo scorso giugno, è rilevante per i pazienti che in numero sempre crescente ricorrono al turismo sanitario per guarire dall’Epatite C, dal momento che l’accesso al farmaco in regime di rimborsabilità è previsto solo per sette fasce di gravità della patologia stabilite dall’Aifa e l’acquisto privato del farmaco in Italia costringerebbe il paziente a un esborso dell’ordine di 50mila euro a fronte di una spesa di 800 euro se si acquista il generico in India.

«L'ordinanza del tribunale del Riesame di Roma - commenta Ivan Gardini, presidente Associazione EpaC Onlus - è interessante perché sancisce un concetto importante: Il farmaco importato e regolarmente prescritto da un medico italiano per la cura dell'Epatite C, non può essere considerata una importazione con fini commerciali, ma esclusivamente ad uso personale».

Ma il problema non è del tutto risolto. «L'ordinanza tuttavia non fa alcuna menzione su due altre questioni importanti - continua Gardini - che talvolta spingono le autorità doganali a bloccare i farmaci generici per l'Epatite C: il divieto di acquisto di farmaci online con obbligo di prescrizione medica (cfr. art. 112 quater, co.1 e 2, d.lgs. 219/2006 cit.) e l'importazione tramite prescrizione medica (dm 11.2.1997) che in linea teorica non potrebbe avvenire poiché i farmaci in oggetto sono già registrati in Italia. Registrati ma indisponibili al 50% dei pazienti con HCV, (quindi una mancanza di valida alternativa terapeutica) ovvero una situazione inedita che la legge non contempla e su questo aspetto sarebbe opportuno un chiarimento urgente da parte dell'Agenzia del Farmaco».

Il problema è naturalmente più ampio e non si può certo risolvere con il fai da te. «In ogni caso - conclude Gardini - tutto ciò è il frutto delle limitazioni di accesso ai nuovi farmaci per l'Epatite C imposte da Aifa. Come abbiamo più volte fatto presente, solo la rimozione delle limitazioni potrà sgonfiare in modo consistente questo genere di importazione per uso personale da parte dei pazienti. Ora ci sono le condizioni per garantire un accesso programmato ma senza limitazioni, serve solo la volontà politica».

Per la cronaca, il paziente milanese coinvolto nei fatti, di cui ovviamente non si fa il nome per motivi di privacy, è stato costretto a tornare in India per riacquistare e assumere il farmaco. Perché stava molto male e non poteva aspettare.


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