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Lazio, via al piano diabete 2016-18. Primo rodaggio di 5 mesi su 15mila pazienti

Partirà a maggio una vera e propria rivoluzione nell'assistenza ai 385mila diabetici del Lazio. Non più fai da te, dunque, tra poco più di un mese grazie al nuovo Piano regionale per la malattia diabetica, il paziente affetto da questa patologia sarà preso in carico dalle strutture del Sistema Sanitario Regionale che penseranno ad organizzare ogni singolo percorso di cure. La prima tappa è lo studio del medico di Medicina generale dove avverrà la presa in carico. Gli esami saranno prescritti in una sola ricetta, la prenotazione delle viste sarà fatta direttamente dallo studio del Mmg e la maggior parte delle prestazioni saranno eseguite nella stessa struttura e nella stessa giornata.
La fase sperimentale di attuazione del nuovo Piano, approvato con decreto lo scorso dicembre, durerà cinque mesi (da maggio a settembre) e coinvolgerà circa 15mila persone.
Le strutture interessate sono le Case della Salute di Prati Trionfale, Tenuta di Terranova e S. Agostino di Ostia ed i Distretti di Monte Mario, S.Giovanni-Cinecittà e Prenestino Centocelle, poi progressivamente verrà estesa a tutto il territorio regionale a partire dalle Case della Salute e dalle Unità di Cure Primarie della Medicina Generale.

Nel Lazio la prevalenza del diabete al 31 dicembre 2013 è del 10,3% con un tasso che varia tra le Asl da un minimo di 8,9% a un massimo di 12% negli uomini e da un minimo di 6,4% a un massimo di 10,6% nelle donne. I diabetici in età pediatrica sono 2.543.

Il piano 2016-2018
La rete diabetologica regionale conta su 92 strutture per adulti e 4 per età pediatrica e a breve sarà potenziata.Il “Piano per la malattia diabetica nella Regione Lazio 2016-2018”, condiviso con le società scientifiche e le associazioni dei malati, definisce il perimetro operativo e le linee di programmazione, per rendere omogenea l'assistenza a favore delle persone con diabete in tutto il territorio della nostra regione. Punto qualificante la “gestione integrata” del paziente come strumento fondamentale per perseguire l'efficacia e l'efficienza delle cure, con l'attivazione di Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali, personalizzati e differenziati a seconda del grado di complessità della malattia.
Particolare attenzione viene dedicata al percorso per favorire l'inserimento a scuola del bambino con diabete.

Zingaretti: basta al “giro delle sette chiese” per i pazienti
«Parte una vera rivoluzione per oltre 380mila malati di diabete. Finalmente finisce il giro delle sette chiese ogni volta che bisognava fare una o più analisi: tante ricette, tanti appuntamenti, tante file nelle liste d'attesa e poi la presa in carico dei pazienti. Ora, con i medici di medicina generale, si avra' un'unica ricetta, un unico appuntamento preso dal medico per fare le analisi, e con la presa in cura una possibilità di seguire meglio il paziente andando incontro ai diritti dei malati, con un sistema che funziona meglio». Ha spiegato presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, parlando del nuovo Piano regionale per il diabete. Con questo strumento «stiamo lavorando per essere più vicini ai pazienti diabetici ed è un altro passo in avanti per la ricostruzione di un modello sanitario che funziona meglio», ha concluso il governatore.

Petrangolini: Lazio all’avanguardia
«Sul diabete il Lazio è all'avanguardia. Siamo la Regione che ha recepito il Piano nazionale per la malattia diabetica e che ha decretato il suo Piano regionale. Un fatto importante perché avviene con il Piano di rientro. Non ci siamo leccati le ferite, ma abbiamo lavorato e investito per il cambiamento». Così Teresa Petrangolini, consigliere regionale del Lazio, componente della Commissione Politiche sociali e salute. «Ricordiamo che nel Lazio – continua Petrangolini - il diabete riguarda il 6% della popolazione».

«Oggi, ha ricordato Petrangolini, un paziente diabetico costa al Ssr il doppio di uno senza diabete, che le spese ospedaliere per questi pazienti rappresentano il 57% del costo complessivo e che quelle per i farmaci ammontano al 29%. L'ambizione è quella di garantire ai cittadini – anche quelli a rischio come chi soffre di obesità – un complesso di servizi attivabili dal momento del rischio alla gestione quotidiana della malattia. In che modo? Con una rete quotidiana di servizi che permette al paziente di entrare in un programma».


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