Medicina e ricerca

Tumore al seno: le terapie genetiche che “educano” il sistema immunitario ad aggredire il cancro

di Pierfranco Conte (coordinatore del Breast Unit dell'Istituto Oncologico Veneto Irccs e direttore Oncologia Medica, Università di Padova)

Per la cura del tumore alla mammella siamo agli albori di una rivoluzione: terapie che “rieducano” il sistema immunitario a riconoscere il cancro e distruggerlo. In pratica attivando e accelerando le difese naturali dell'organismo, che vengono depresse dalle stesse cellule cancerose. È l'oncoimmunoterapia, che dopo essersi dimostrata molto efficace contro i melanomi e ultimamente anche il cancro al polmone, ora viene studiata anche per quello al seno.
L'oncoimmunoterapia sembra particolarmente promettente proprio verso quei tumori al seno più aggressivi: gli HER2+ e i Tripli negativi. E non solo: sono proprio i tumori più mutati o capaci di mutare – quindi i più difficili – quelli che meglio vengono riconosciuti dal sistema immunitario, se adeguatamente aiutato dalle nuove terapie. Queste nuove terapie, per ora sperimentali, agiscono non tanto stimolando il sistema immunitario (per evitare il rischio di reazioni autoimmuni) ma depotenziando il freno che il sistema immunitario stesso si impone: in pratica quel recettore PD1 che viene utilizzato dai tumori per evadere la sorveglianza immunitaria. La cosa straordinaria è che la terapia immune è duratura nel tempo, il sistema immunitario diventa capace di controllare il tumore molto a lungo. Finalmente si può cominciare a parlare di guarigione.
Le possibilità dell'immunoterapia contro il cancro al seno sono state provate da due importanti studi. Il primo, presentato lo scorso dicembre, da ricercatori americani, israeliani e belgi, prevedeva l'uso pembrolizumab in 32 pazienti con tumori al seno triplo negativi in stato avanzato. Il secondo, presentato lo scorso aprile da ricercatori americani e francesi, usava una sostanza detta MPDL3280A in 54 pazienti con tumori al seno triplo negativi metastatici. Nel primo caso si è avuto una alla risposta alla terapia nel 18,5% dei casi; nel secondo, del 19%. Percentuali che non sono basse se si considera che sono i primissimi tentativi. Al momento sono in corso numerosi altri studi in vari istituti di ricerca. Nel convegno di Padova si è discusso delle prime impressioni sui risultati che stanno emergendo, sulle nuove vie da percorrere.
Negli ultimi dieci anni la ricerca contro il cancro ha puntato moltissimo sui cosiddetti farmaci “intelligenti” o “farmaci ‘target”, diretti cioè su bersagli molecolari presenti nelle cellule tumorali con l'obiettivo di modificarne alcune proprietà quali la capacità di replicarsi, di non morire nonostante i danni indotti dalla chemioterapia e radioterapia, di diffondersi ad altri organi. Questa via ha prodotto risultati significativi che hanno consentito in molti casi di aumentare la probabilità di guarire, soprattutto per alcuni tipi di tumore mammario quali i tumori a recettori ormonali positivi e i tumori HER2 positivi. Sono però emersi anche i limiti di queste terapie a causa della capacità del cancro di mutare continuamente e quindi di diventate insensibile agli stessi farmaci che funzionavano poco tempo prima. Per cui adesso si sta provando combattere i tumori utilizzando (oltre ai farmaci target) sostanze che attivano le stesse difese immunitarie dell'organismo.
Il ragionamento è questo: se il cancro si è sviluppato è perché il sistema immunitario non ha funzionato e non funziona bene, in particolare perché è poco capace di riconoscere le cellule cancerose. Allora la nuova via terapeutica consiste nell'aumentare – con nuove sostanze – la capacità di riconoscere le cellule cancerose da parte dei linfociti e allo stesso tempo incrementarne l'efficienza nel distruggerle. Il primo tipo di tumore trattato così è stato il melanoma, con percentuali di successo molto alte (oltre il 60% di casi di regressione del tumore). Ottimi risultati si stanno ottenendo anche in quello del polmone. E adesso si sta mettendo a punto la terapia immunologica anche per il tumore al seno. Tutti i ricercatori sono concordi sul fatto che l'immunoterapia è il futuro dell'oncologia.

Il congresso internazionale sul tumore al seno e oncoimmunoterapia
Il congresso di Padova che si sta svolgendo dal 10 al 12 settembre - mette a confronto le conoscenze più recenti e da incontrare i ricercatori di tutto il mondo che lavorano sui diversi aspetti del tumore al seno. E' un congresso interdisciplinare in cui sono presenti patologi, radiologi, chirurghi, genetisti, oncologi, organizzato da due studiosi tra le massime autorità mondiali nell'oncologia della mammella e delle ovaie: Gabriel Hortobagy, University of Texas, Anderson Cancer Center, Houston, Texas.
Giunto alla sua undicesima edizione e organizzato dall'Accademia Nazionale di Medicina Accmed, il Comitato Scientifico riflette l'internazionalità dell'evento: i nove membri che lo compongono vengono da Svezia, Egitto, Polonia, Regno Unito, Germania, Spagna, Olanda e solo due dall'Italia. È un congresso che negli anni è via via cresciuto per autorevolezza scientifica e il suo punto forte è quello di essere realmente un punto d'incontro interdisciplinare: tra clinici e ricercatori si discutono non solo gli studi in corso su trattamenti, farmaci, caratterizzazione molecolare, ma anche casi clinici complessi. Questo porta a un arricchimento reciproco, a capire meglio tutti gli aspetti dei problemi. Insomma è un confronto al più alto livello possibile, che verte sull'innovazione scientifica senza mai tralasciare la concretezza e mai perdere di vista le necessità del paziente.


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