Medicina e ricerca

Daniela racconta la bellezza della musica nella malattia

di S.Lav.

«La prima volta che sono entrata in contatto con il tumore, era il 2004, quando a mio figlio di appena 20 anni era stato diagnosticato un tumore al testicolo. Fu subito operato e, dopo l'operazione siamo stati indirizzati all'oncologia di Carrara per la chemioterapia. Fin dal primo momento sia il Dott. Cantone che il Dott. Mambrini ci accolsero nel migliore dei modi, cercando di tranquillizzarci e, rimasi colpita da una cosa in particolare...entrambi suonavano della musica! Mio figlio ha fatto molta chemioterapia, ma ha affrontato tutto grazie al clima rilassato e armonico, con molta serenità e anche oggi a distanza di anni non ha traumi a livello psicologico per quello che gli è capitato. Lui ora sta bene è guarito, io invece sono malata, ho un cancro al seno e non so quanto mi resta da vivere. Ma sono in pace con me stessa, non ho paura, nella vita si nasce e si muore. Grazie all'esperienza vissuta nel reparto di oncologia a Carrara, sono anche io diventata una volontaria e organizzo concerti, ho fatto tante amicizie sia con le infermiere che con gli altri pazienti. Fare la musica coinvolge e unisce le persone, perchè poi tutti siamo invitati a cucinare qualcosa per il buffet dopo il concerto, quando anche l'artista è con noi. Creare delle relazioni in un momento difficile della vita, come curarsi da un tumore e parlare con gli altri della propria esperienza e delle proprie paure, aiuta moltissimo a livello psicologico. I medici ci hanno fatto prendere conoscenza e confidenza con il tumore, ce lo hanno fatto accettare fin dal primo momento. Mi sono sempre meravigliata dei tanti malati arrivati che sono giunti all'oncologia anche dalla Sicilia, addirittura con le borse frigo colme di cannoli ripieni, pur di essere parte di un tutt'uno. L'arte, la musica, il cucinare, fa accettare con migliore spirito il nostro ricovero. Nel reparto c'è sempre la radio accesa. Anche i musicisti, in primis Ludovici che era un critico musicale, arrivato in condizioni gravissime, ha trovato a Carrara un pianoforte e ha iniziato suonare...stava sempre peggio fisicamente ma ha fatto di tutto per creare un rete di musicisti. Roberto Profeda, ha ora lui il testimone per continuare questo percorso. Il paziente che è malato ha bisogno di parlare, così si riempiono i vuoti della malattia. Donatori di musica, questo lo fa».


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