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Imprese: Urso, su farmaceutica e biomedicale necessario ottenere autonomia strategica. Schillaci: da innovazione migliori cure

di Radiocor Plus

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«Oggi l’industria farmaceutica è centrale e strategica su scala globale. Dobbiamo sviluppare investimenti nel settore e attrarne di nuovi e utilizzare al meglio gli strumenti che abbiamo. La politica industriale italiana deve essere al passo». Così il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha commentato l'avvio del primo tavolo per il settore farmaceutica e biomedicale, che ha presieduto insieme al ministro della Salute Orazio Schillaci, alla presenza dei sottosegretari Massimo Bitonci e Marcello Gemmato, dei rappresentanti delle aziende farmaceutiche e biomedicali, dei rappresentanti della Conferenza Stato-Regioni, di sindacati e associazioni di categoria. «La pandemia - ha dichiarato poi Urso - ci ha insegnato quanto importante sia l’industria farmaceutica e quanto necessario sia raggiungere una autonomia strategica su ricerca e approvvigionamenti. Per questo è importante il coordinamento tra il sistema sanitario e quello industriale». «Si tratta di un tavolo molto importante - ha spiegato Schillaci - dall’innovazione in campo farmacologico e farmaceutico possono venire nuove cure per i malati, come è stato dimostrato soprattutto nel periodo che abbiamo appena vissuto. Sarà, quindi, molto utile un confronto con tutti gli stakeholder del settore».
Il tavolo - sottolineano dal Mimit - nasce dall'esigenza di aumentare, alla luce della sua strategicità in Italia e in Europa, gli investimenti per salute, crescita, occupazione e sicurezza. Per questo motivo è fondamentale definire un piano di politica industriale e l'aumento dell'attrattività dell'Italia per gli investimenti nel settore. Il farmaceutico ha vissuto negli ultimi anni una grande trasformazione - ricordano ancora dal ministero delle Imprese e del Made in Italy - diventando un settore strategico e di primaria importanza nel quadro della politica industriale nazionale e globale. L'intera filiera ha infatti avviato in tutto il mondo politiche pubbliche di attrazione investimenti che stanno determinando le scelte localizzative per i prossimi 10 anni, cambiando di fatto i rapporti di forza tra Paesi e continenti. In questo scenario "è diventato essenziale un profondo cambiamento verso politiche volte ad aumentare l'autonomia strategica dell'Italia e azioni per incrementare gli investimenti delle aziende del settore".
L'industria farmaceutica in Italia conta più di 235 aziende con almeno 10 addetti e rappresenta uno dei principali poli a livello europeo e mondiale. Nel centro nord ci sono l'87% delle imprese e il 91% degli addetti. Le prime 5 regioni per addetti sono Lombardia (24 mila addetti diretti, 53 mila con i fornitori diretti), Lazio (13 mila addetti diretti, 29 mila con i fornitori diretti), Toscana (7 mila addetti diretti, 16 mila con i fornitori diretti), Emilia Romagna (5 mila addetti diretti, 11 mila con i fornitori diretti) e Veneto (5 mila addetti diretti, 10 mila con i fornitori diretti).


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