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Covid: Oms, con pandemia persi 336,8 mln di anni di vita tra 2020 e 2021. Tedros, minaccia malattie croniche, servono investimenti

di B. Gob.

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Durante il periodo 2020-2021 il Covid-19 ha provocato "l'incredibile cifra di 336,8 milioni di anni di vita persi a livello globale", pari a una media di 22 anni di vita persi per ogni morte in eccesso, con l'effetto di "interrompere bruscamente e tragicamente la vita di milioni di persone". Lo comunica l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che pubblica il Rapporto 2023 sulle statistiche della salute mondiale. Il focus è sugli effetti della pandemia e sui progressi verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) relativi alla salute. Che con la pandemia hanno conosciuto una brusca battuta d'arresto e che richiederebbero un'accelerazione netta: ad esempio il tasso globale di mortalità materna deve diminuire dell'11,6% all'anno tra 2021 e 2030 per raggiungere l'obiettivo SDG. Allo stesso modo, la riduzione dell'incidenza della tubercolosi dal 2015 al 2021 è stata solo di un quinto rispetto all'obiettivo 2025 della strategia "End TB" dell'Oms. Nonostante una riduzione dell'esposizione a molti rischi - come l'uso di tabacco e di alcol, la violenza, l'acqua e i servizi igienico-sanitari non sicuri - secondo l'Oms "i progressi sono stati inadeguati e l'esposizione a minacce come l'inquinamento atmosferico rimane elevata". «Il rapporto invia un messaggio duro sulla minaccia malattie non trasmissibili - dichiara il Dg Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus - che hanno un impatto immenso e crescente su vite, mezzi di sussistenza, sistemi sanitari, comunità, economie e società. Il documento chiede un aumento sostanziale degli investimenti nella salute e nei sistemi sanitari per tornare sulla buona strada verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile».
L'Oms entra nel dettaglio: dal 2000, si è assistito a "miglioramenti significativi nella salute materna e infantile con decessi in calo rispettivamente di un terzo e della metà. Anche l'incidenza di malattie infettive come l'Hiv, la tubercolosi (Tb) e la malaria è diminuita, insieme a un ridotto rischio di morte prematura per malattie non trasmissibili e lesioni. Insieme, questi hanno contribuito a un aumento dell'aspettativa di vita globale da 67 anni nel 2000 a 73 anni nel 2019. Ma la pandemia ha ulteriormente deviato molti indicatori relativi alla salute e ha contribuito a creare disuguaglianze nell'accesso a un'assistenza sanitaria di alta qualità, alle vaccinazioni di routine e alla protezione finanziaria. Di conseguenza, le tendenze al miglioramento della malaria e della tubercolosi sono state invertite e un minor numero di persone è stato curato per malattie tropicali trascurate (NTD).
Nonostante il progresso generale della salute, la quota di decessi causati ogni anno dalle malattie non trasmissibili, secondo quanto riportato dal Report dell'Oms, è cresciuta costantemente e oggi queste patologie sono responsabili di quasi i tre quarti di tutte le vite perse ogni anno. Se questa tendenza continua, l'Oms prevede che queste malattie rappresenteranno circa l'86% dei 90 milioni di decessi annuali entro la metà del secolo: 77 milioni di morti secondo l'Organizzazione mondiale della sanità saranno dovuti a malattie non trasmissibili, un aumento di quasi il 90% in termini assoluti dal 2019.


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