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Kluge (Oms Europa): scommessa sanità digitale ma politiche di alfabetizzazione solo nella metà dei Paesi

di Red. San.

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«Siamo all’apice di una rivoluzione sanitaria digitale, ma milioni di persone rischiano di rimanere indietro». Così, in Portogallo, il direttore di Oms Europa Hans Henri Kluge in occasione del Secondo simposio Oms sul futuro di sistemi sanitari digitali nella Regione europea dell'Organizzazione, ha sintetizzato il paradosso descritto in un report appena pubblicato che dimostra come, malgrado negli ultimi anni siano stati compiuti notevoli progressi, «esistono sfide e lacune significative che devono essere affrontate - ha proseguito Kluge - per liberare tutto il potenziale degli strumenti e degli interventi digitali volti a migliorare la salute e il benessere generale e ridurre l’onere per il personale sanitario, salvaguardando al contempo la privacy delle persone. È assolutamente chiaro che la salute digitale è il presente e il futuro dei nostri sistemi sanitari» e «la Regione europea può – e deve – essere leader nella sanità digitale perché partiamo da una posizione forte», ha sintetizzato Kluge. Ma se la stragrande maggioranza dei paesi della regione europea dispone già di una strategia sanitaria digitale, utilizza una qualche forma di cartelle cliniche elettroniche e dispone di una legislazione che tutela la privacy dei dati personali, l'analisi Oms rivela anche che solo la metà dei paesi della regione europea dispone di politiche volte a migliorare l’alfabetizzazione sanitaria digitale, lasciando indietro milioni di persone.
Il primo appello è mirato a superare gli squilibri, che penalizzano dal punto di vista dell'accesso al digitale proprio le persone più fragili,tra anziani e quanti vivono in aree rurali. «Abbiamo scoperto che la pandemia ha accelerato l’adozione di strumenti sanitari digitali, ma questa adozione è stata disomogenea e spesso su base ad hoc piuttosto che strategica a lungo termine», avvisa Kluge. Secondo cui «una tendenza ricorrente è stata la mancanza di risorse finanziarie per finanziare il monitoraggio e la valutazione essenziali degli interventi di sanità digitale necessari per migliorare modelli e algoritmi e, in ultima analisi, la cura dei pazienti. Solo 19 paesi hanno sviluppato linee guida su come valutare gli interventi di sanità digitale. E con il rapido aumento dell’intelligenza artificiale e dei Big Data, il rapporto mostra che solo il 60% dei paesi ha sviluppato una strategia sui dati che regola l’uso dei Big Data e dell’analisi avanzata nel settore sanitario».
Connettività, investimenti, fiducia e cooperazione: queste le parole-chiave da applicare secondo il report, che detta 4 priorità. In primo luogo, garantire che la banda larga affidabile e a basso costo possa raggiungere ogni famiglia e ogni comunità. In secondo luogo, i governi e le autorità sanitarie dovrebbero iniziare a considerare la sanità digitale come un investimento strategico a lungo termine, piuttosto che un lusso per pochi. «Investire ora - ha sottolineato Kluge - pagherà i dividendi più tardi». In terzo luogo, va creata fiducia nella sanità digitale affinché sia adottata mentre in caso contrario l’intero sistema rischia di fallire. «Saremo in grado di implementare con successo strumenti sanitari digitali e affrontare le disuguaglianze digitali solo se pazienti, cittadini e operatori sanitari crederanno che i loro dati siano sicuri e protetti», prosegue il dg Oms Europa. «Infine, e forse l’aspetto più importante, abbiamo bisogno di vedere una maggiore collaborazione internazionale e condivisione delle conoscenze. Gli strumenti sanitari digitali, comprese le cartelle cliniche elettroniche, devono essere in grado di comunicare tra loro oltre i confini nazionali e internazionali – ciò che chiamiamo interoperabilità – affinché siano economicamente vantaggiosi e di grande impatto», ha concluso Kluge.


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