Imprese e mercato
Future Health Index: Italia in buona salute, ma i cittadini chiedono più innovazione
di L.Va.
Philips rende noti i risultati dell'edizione 2017 del Future Health Index (FHI), studio internazionale condotto da Ipsos su 19 paesi nel mondo inclusa l'Italia (gli altri paesi coinvolti sono: Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Emirati Arabi Uniti, Francia, Germania, Paesi Bassi, Russia, Arabia Saudita, Singapore, Sud Africa, Corea del Sud, Spagna, Svezia, Stati Uniti e UK), con l'obiettivo di confrontare le percezioni e le esperienze dei 1.500 cittadini e 200 professionisti sanitari intervistati con l'effettiva realtà dell'ecosistema sanitario di ognuno dei paesi coinvolti. Lo studio in particolare ha indagato tre filoni cruciali nell'ambito dell'healthcare: l'accesso alla sanità, l'integrazione del sistema sanitario e l'adozione di tecnologie e sistemi per le cure connesse, la cosiddetta “connected care”.
L'accesso alla sanità è calcolato confrontando le risposte del campione intervistato con i dati (WHO, IDC e World Bank) sulla densità di personale medico ogni 10.000 abitanti e la percentuale di persone a rischio a causa di una minor spesa per i trattamenti chirurgici.
L'accesso reale all'assistenza sanitaria è migliore di quanto gli italiani ritengano, siano essi professionisti o cittadini. Infatti, la loro percezione sull'accesso alle cure (59.9), è decisamente inferiore rispetto alla realtà che si attesta su 67.3, superando la media degli altri paesi (64.6). Un gap relativamente basso tra percezione e realtà in Italia pari a 7.4, che rivela come soltanto un terzo degli italiani (il 37%) ritenga di avere accesso alle risorse mediche necessarie per curare i familiari malati o se stessi nelle loro case. Su questo aspetto i professionisti sanitari concordano: il 62% pensa che i propri pazienti non abbiano un reale accesso alle cure. Un allineamento significativo, dunque, tra medici e pazienti, che convergono nel non riconoscere nel sistema una risposta adeguata in termini di accessibilità rispetto alle loro esigenze.
Il Philips Future Health index 2017 ha, inoltre, calcolato per ogni paese un quoziente di efficienza sanitaria (Efficiency ratio, ) confrontando lo stato di salute della popolazione con l'incidenza della spesa sanitaria sul Pil, pari a 9,3 in Italia. Il nostro risulta essere il paese europeo con l'indice più alto in Europa pari a 9,9 (a dimostrazione del buono stato di salute degli italiani) come recentemente confermato dal Bloomberg Global Health Index: in entrambi i campioni il 61% degli intervistati considera il proprio stato di salute da buono a molto buono fino ad eccellente. Questo dato è perfettamente in linea con il risultato dello studio condotto da Philips in Italia lo scorso anno (Future Health Study 2016) secondo il quale il 58% degli intervistati dichiarava una percezione positiva del proprio stato di salute.
«Come dimostrato da questo studio, la sanità non può più prescindere dall'innovazione, sia essa legata alla tecnologia che ai processi» ha dichiarato Stefano Folli, Ceo Philips Italia, Israele e Grecia. «Molto è già stato fatto, ma i margini di miglioramento sono ancora ampi, come dimostra l'attesa sull'integrazione del sistema sanitario: ce lo chiedono i pazienti, ce lo chiedono i medici. È tempo di pensare a nuovi modelli basati sulle cure connesse che consentano al sistema di fare efficienza e di garantire accessibilità. Philips sta lavorando da tempo in questa direzione, insieme alle istituzioni, ai professionisti e a partner costantemente impegnati nella ricerca di strumenti e soluzioni integrati, digitali e connessi. Solo così potremo rispondere con successo alle sfide prossime che il sistema sanitario deve affrontare, a beneficio in primis dei pazienti».
Italiani disincantati
L'incrocio delle evidenze emerse, racconta di un paese complessivamente in buona salute, pronto e aperto ad accogliere la rivoluzione digitale della sanità, ma altrettanto consapevole che il sistema si muova molto lentamente e non sia ancora in grado di rispondere alle esigenze di pazienti e professionisti sempre più competenti ed esigenti: oltre il 60% del campione, infatti, non crede di avere accesso alle cure necessarie e ritiene che una maggiore integrazione migliorerebbe significativamente il livello di qualità del sistema sanitario.
Gli italiani hanno le idee chiare, dunque, e risultano essere il popolo più disincantato e più realista sullo stato della sanità nel paese mostrando il gap tra percezione e realtà consolidato (tra accesso, integrazione e adozione di tecnologie) più basso in classifica che si attesta sullo 0.4. A fare da contraltare, i paesi più “ottimisti” che risultano dunque avere una percezione più positiva di quanto sia effettivamente la realtà: guidano la graduatoria l'Arabia Saudita con un divario pari a 30.8 e gli Emirati Arabi Uniti (27.3) seguiti da Cina (24.7) e Australia (23.7). Francia, Olanda, Svezia e Singapore emergono invece sul fronte dei “pessimisti” con una percezione nettamente inferiore alla realtà.
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