Lavoro e professione

Infermieri, per il Ccnl attesa infinita e ingiustificata

di Stefano Simonetti

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24 Esclusivo per Sanità24

Le vicende contrattuali degli infermieri sono da tempo complesse e strategicamente delicate ma negli ultimi giorni hanno toccato punte di parossismo notevoli. Non si tratta più soltanto della indennità di cui all'art. 1, commi 409 e 414 della legge 178/2020 ma dell'intero impianto del rinnovo contrattuale che va dalla richiesta di una area autonoma di negoziazione ad una più realistica individuazione di una sezione dedicata all'interno del testo contrattuale. I percorsi di carriera, le tematiche legate alla nuova area riservata al “personale di elevata qualificazione”, il reale finanziamento degli incarichi professionali, il superamento dell’approccio meramente indennizzatorio del trattamento economico, la questione della libera professione sembrano tutti aspetti che il rinnovo contrattuale dovrà approfondire.
Pochi giorni fa abbiamo assistito a una polemica tra il ministro Brunetta e i sindacati rappresentativi degli infermieri. A prescindere dai contenuti di merito della polemica - rispetto ai quali ciascuno è ovviamente libero di fare le proprie valutazioni - colpisce la frase finale del comunicato pubblicato il 17 dicembre sul sito del Governo in cui Brunetta dice «invece di fare polemiche sterili, i sindacati pensino a impegnarsi nella trattativa», come se la stipula del Ccnl dipendesse soltanto dalla volontà di Nursind e Nursing Up. I sei punti della replica di Brunetta, oggetto del comunicato, sono abbastanza pretestuosi e inconsistenti e l’affermazione riguardo all’imminente chiusura del contratto appare quantomeno improvvida: vorrei ricordare che all’indomani della firma del Patto sul lavoro pubblico del 10 marzo 2021 lo stesso ministro dichiarò che tutti i contratti collettivi sarebbero stati rinnovati in tre mesi. Visti i numerosi nodi politici presenti sul tavolo negoziale – e non solo relativamente agli infermieri -, è del tutto plausibile che la stipula avvenga non prima di marzo 2022 – a ridosso delle elezione per il rinnovo delle Rsu – e, con i tempi tecnici prescritti dalla legge, il Ccnl possa entrare in vigore verso giugno. Questi sono i fatti, come è un fatto che i dirigenti sanitari percepiscono la nuova indennità da un anno e gli infermieri e l’altro personale interessato dovrà aspettare ancora 6, 7 mesi.
La problematica è maledettamente complicata e in molti si sono adoperati per complicarla ancora di più. Le vicende più recenti hanno visto il tentativo in extremis di far passare un emendamento alla legge di bilancio per mettere in pagamento da subito l’indennità e gli arretrati (vedi l’articolo dell’8 dicembre scorso). Eppure la soluzione era molto più semplice, sempreché ovviamente la volontà fosse davvero quella di dare un “segnale” significativo agli infermieri. Se la vicenda si è trascinata fino ad arrivare a ridosso della legge di Bilancio è perché non è stata presa in considerazione la possibilità di fare un contratto stralcio. Scrivevo su questo sito il 5 febbraio 2021 : «non sussiste alcun impedimento normativo trattandosi di un rinnovo di Ccnl scaduto già da due anni; non ci sono problemi di finanziamento perché è la stessa legge di bilancio a stanziare le risorse che sono, quindi, extracontrattuali; la clausola contrattuale è semplicissima da stilare perché è la stessa legge a prevedere che rientri nel trattamento fondamentale … una norma di tre righe che potrebbe ripristinare un minimo di perequazione con i dirigenti sanitari, almeno relativamente ai tempi di percezione del benefit, vista la irragionevole differenza di trattamento subita».


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