Medicina e ricerca

Prevenzione cardiovascolare, una priorità per le donne

di Michele Massimo Gulizia*

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24 Esclusivo per Sanità24

Quando si parla del cuore delle donne spesso si indulge nella licenza poetica e nel senso più romantico dell'accezione del termine, dimenticando che parliamo dell'organo che rappresenta il vero "motore" della vita, non solo nostra ma di quasi tutti gli esseri viventi sulla nostra Terra. Secondo l'Istat le malattie cardiovascolari rappresentano, ancor oggi, la prima causa di morte, anche nel sesso femminile.

Se negli ultimi 30 anni siamo stati bravi a ridurre alcuni fattori di rischio e a curare meglio le patologie cardiovascolari, riducendo la mortalità per malattie di cuore, questa tendenza favorevole ha subìto un rallentamento per quanto riguarda le cardiopatie delle donne al di sotto dei 55 anni. E se la consapevolezza delle donne al riguardo delle patologie ischemiche del cuore dell'uomo è alta, quella per sé stesse non pare adeguata, in quanto solo il 54% delle donne si occupa del proprio cuore e il 62% ritiene che il proprio maggior problema sanitario sia rappresentato dal cancro della mammella e non dall'infarto miocardico, motivo per cui più del 59% delle donne non affronta mai il tema delle patologie cardiache con il proprio medico curante, con il conseguente effetto che le donne hanno meno probabilità di ricevere terapie, consigli e strategie di prevenzione cardiovascolare, raggiungendo meno i valori ottimali di pressione e di colesterolo richiesti per prevenire le malattie cardiache (quali l'infarto e lo scompenso cardiaco) e vengono trattate meno con riabilitazione cardiaca.

Ma la cardiopatia è donna non solo nel nome, ma anche nei fatti. I fattori di rischio correlati all'infarto miocardico e all'ictus cerebrale nella popolazione femminile pesano più che in quella maschile. Fra questi l'ipertensione, gli alti livelli di colesterolo LDL e di trigliceridi, i bassi livelli di colesterolo Hdl, il sovrappeso e l'obesità, la storia familiare di patologie cardiovascolari prima dei 65 anni, la sedentarietà, il fumo di sigaretta, il consumo eccessivo di alcolici, il diabete. Quest'ultimo alle donne aumenta di 3 volte il rischio di andare incontro ad aterosclerosi coronarica con effetti anche fatali. Le donne diabetiche hanno più episodi infartuali e più precocemente nella vita e un maggiore rischio di mortalità anche per lo scompenso cardiaco e l'ictus, essendo il diabete un fattore di rischio più potente nelle donne che negli uomini. Ma nella donna altri fattori, meno "tradizionali", possono facilitare l'insorgenza di malattie cardiache: parto pre-termine, disordini pressori durante gravidanza, diabete gestazionale, persistenza di sovrappeso ad un anno dal parto, malattie autoimmuni. La depressione rappresenta un fattore di rischio emergente e prevalente nello sviluppo delle malattie cardiovascolari, associandosi a una mortalità maggiore, rispetto agli uomini, nelle donne che hanno subito un infarto al cuore.

L'Atlante cardiovascolare italiano ha dimostrato un incremento di prevalenza di infarto miocardico e angina pectoris nella donna rispetto al maschio, insieme a valori elevati di colesterolemia e di obesità addominale. I sintomi di cardiopatia ischemica nella donna sono molto meno classici che nell'uomo, perché sfumati, influendo a ritardare il riconoscimento dell'evento clinico. La malattia coronarica nella donna coinvolge più frequentemente i piccoli vasi e presenta fenomeni come la cosiddetta Sindrome di Tako-Tsubo, una sorta di "crepacuore" da stress. Lo scompenso cardiaco (SC) nelle donne si sviluppa tardivamente ed è responsabile del 35% dei decessi per malattie cardiovascolari in tutte le classi d'età, manifestandosi di più nelle ultra 79enni. I sintomi sono più sfumati e ambigui, e spesso coesistono altre patologie che confondono il quadro clinico inducendo a sottovalutare il problema.

L'aumento dell'età media ha portato ad una parziale coincidenza dei fattori di rischio tra neoplasie e cardiopatie, così come l'utilizzo degli antineoplastici nel trattamento delle neoplasie ha permesso l'allungamento della aspettativa di vita nei pazienti neoplastici, riproponendo però il rischio di sviluppare cardiomiopatie e scompenso cardiaco concomitanti a causa della cardiotossicità di alcuni di essi. Questo rischio permane anche molti anni dalla sospensione della terapia per cui questi soggetti vanno tenuti sotto stretto controllo anche dal punto di vista cardiologico. Le patologie cardiovascolari rappresentano quindi un problema sanitario di rilievo nelle donne, ed è pertanto essenziale che cresca, nella popolazione ma anche nella classe medica, il concetto di prevenzione cardiovascolare, ad oggi sicuramente sottovalutato. Perché la donna è la sorgente della vita e tutti noi proveniamo da essa e pertanto alla donna dobbiamo le maggiori cure, attenzioni e rispetto.

* Direttore Cardiologia Ospedale Garibaldi-Nesima di Catania, e presidente della
Fondazione per il tuo cuore ANMCO


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