Medicina e ricerca

Procreazione assistita: troppi vincoli e rinunce, l'accesso è solo per una coppia su tre

di Paolo Castiglia

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24 Esclusivo per Sanità24

Siamo in crisi demografica. Si è passati, in Italia, dai 576.659 nati del 2008 ai 399.431 del 2021, superando al ribasso anche la soglia psicologica dei 400mila nati in un anno. Un crollo che costituisce di fatto una vera e propria emergenza nazionale, non solo demografica, ma anche sociale, economica e culturale assolutamente da non sottovalutare.
Su queste tematiche di grande urgenza, Sanità24 ha potuto incontrare, attraverso l’iniziativa della casa farmaceutica Merck, alcuni esperti di livello mondiale, quali l’economista Mark Connolly, ricercatore dell’University Medical Center dell’Università di Groningen (Olanda), Bruno Lunenfeld, pioniere delle terapie per l’infertilità, Giulia Scaravelli, responsabile del Centro Operativo Adempimenti legge 40/2004 - Registro Nazionale Pma, insieme al presidente e amministratore delegato della Merck, Jan Kirsten.

Il modello. L’incontro è stata anche l’occasione per presentare un progetto nuovo di Merck che ha l’obiettivo, come è emerso dalla conferenza stampa, “di provare concretamente il contributo delle nascite alla sostenibilità dell’intero sistema”. Merck ha infatti sviluppato un modello “fiscale” basato sull’epidemiologia dell’infertilità, in collaborazione col farmacoeconomista Mark Connolly, Research Leader per la società svizzera Global Market Access Solutions e Guest Researcher presso l’University Medical Center Groningen in Olanda.

I dati prodotti utilizzando questo modello mettono in evidenza il valore che può avere per il Paese adottare politiche adatte per favorire la crescita della natalità. Mettendo a confronto il numero di donne infertili con desiderio di genitorialità che si sono dichiarate disponibili a richiedere un supporto medico (288.760), con il numero di coppie effettivamente trattate con tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (Pma), nel 2018 (77.509), è emersa un’altissima percentuale di rinunce, legata a barriere quali la mancanza di supporto o ostacoli burocratico/clinici. Un patrimonio disperso, un possibile investimento nel futuro mancato. Le coppie trattate, rispetto a quelle eleggibili, sono state solo il 27%.

Il quadro normativo. E’ stato evidenziato anche il contesto normativo italiano sulla Pma. La norma fondamentale che in Italia la regola è la Legge 40 del 2004, che stabilisce che possono accedere alla Pma le coppie maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile e con una condizione di sterilità o infertilità inspiegata e accertata dal medico. Sulla natura particolarmente restrittiva della Legge 40/2004 è intervenuta negli anni la Corte Costituzionale, le cui sentenze hanno permesso un’interpretazione più ampia della norma e hanno aperto le porte a pratiche prima vietate quali la crioconservazione degli embrioni e la fecondazione eterologa. Nonostante l’intervento della Corte, tuttavia, il dibattito in Parlamento è ancora in corso.

Ricaduta economica. Tornando al Rapporto, va evidenziato che, sulla base del numero potenziale di coppie che avrebbero potuto accedere ad un trattamento per l’infertilità in Italia, attraverso il modello sviluppato da Connolly si è visto che sarebbero potuti nascere 35.093 bambini in più rispetto ai 12.958 effettivamente nati da Pma nel 2018. Sarebbe stato positivo per gli aspiranti genitori, ma anche, e molto, per lo Stato: gli oltre 35mila bimbi in più nati dalla Pma avrebbero portato in dote 18,3 miliardi di euro di entrate fiscali lorde aggiuntive nel corso della loro vita. Dopo aver dedotto i costi da sostenere nel corso della loro vita per Sanità, Istruzione e pensioni, queste nascite aggiuntive avrebbero fruttato al Ministero dell'Economia e delle Finanze ben 7,5 miliardi di euro.

La comunicazione. Ma non è successo, e il prossimo anno si prevedono in Italia 120mila iscrizioni in meno nelle scuole. Classi meno affollate? Sì, ma anche meno incentivi a investire sull’education, settore chiave per ogni società che voglia sviluppo, innovazione, crescita e sostenibilità. Dal dibattito è emerso chiaramente, quindi, come sia a questo punto assolutamente importante portare nel dibattito pubblico la consapevolezza di considerare i figli che nascono come un bene pubblico, una risorsa di futuro, frutto e segnale di un popolo che torna a investire e a sperare nella vita.


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