Medicina e ricerca

Sole e pelle, non interrompere le terapie ma applicare una fotoprotezione dedicata

di Leonardo Celleno *

S
24 Esclusivo per Sanità24

L’estate si avvicina e, nonostante il meteo avverso, già si pensa al mare. Ormai tutti sappiamo delle conseguenze della foto esposizione, del suo impatto sulla salute generale dell’individuo e della sua pelle, così come abbiamo compreso che la fotoprotezione deve far parte del percorso educativo dei giovani. In tal senso è proprio il dermatologo che dovrà essere, ancora più di prima, il protagonista per una maggiore diffusione e uso dei prodotti per la fotoprotezione, promuovendo e conducendo valide campagne educazionali rivolte ai più giovani, ancora troppo rare ed episodiche nel nostro paese.
Se da un lato molte persone hanno ormai recepito l’importanza di proteggersi dall’eccesso di esposizione solare, moltissimi ancora oggi vedono nell’abbronzatura uno "status" che dimostra la loro vacanza o il loro stile di vita e, certamente, non si preoccupano dell’esposizione selvaggia a cui sottopongono i loro figli. Il difficile sta nel far conciliare l’irrinunciabile piacere del sole e della vita all’aria aperta con un comportamento responsabile che eviti i potenziali pericoli del sole.
Aspetti educativi a parte, il dermatologo deve riflettere sull’uso della fotoprotezione. Continuare a proporre genericamente una foto protezione ad ampio spettro 50+ a tutti i suoi pazienti, è ormai percepito come scontato dal paziente e forse deludente. La fotoprotezione deve essere più personalizzata, specifica per i bisogni che chi ci consulta presenta.
I moderni prodotti di protezione solare offrono questa possibilità perché, quelli ad uso dermatologico, sono formulati per tener conto dei problemi cutanei che i pazienti possono presentare. Pur garantendo il più elevato fattore di SPF, il moderno prodotto “antisolare”, è stato studiato per coadiuvare un’azione terapeutica che non deve essere interrotta se ci si espone al sole. Possiamo addirittura operare un filtraggio selettivo della gamma di radiazioni che vogliamo bloccare o, al contrario, possiamo far passare e far giungere alla cute quella gamma di radiazioni, come l’UVB a banda stretta o l’UVA lungo vicino al blu, che possono esercitare un’azione terapeutica ben definita. Inoltre, i suoi ingredienti, eccipienti e principi funzionali sono selezionati per risultare ben tollerati e utili per le problematiche cutanee con cui il prodotto si deve confrontare: pelle sensibile, macchie brune, acne, etc. Così se il paziente ha la rosacea o una pelle “stressata” dai trattamenti farmacologici, è bene prescrivere un prodotto idoneo che aiuti la terapia medica che si è instituita. Oltre a produrre un effetto benefico questo migliorerà di molto la “compliance” del paziente che non solo non dovrà rinunciare al sole, ma si sentirà seguito ancor meglio dal proprio dermatologo. In altre parole, per molti dei problemi cutanei il fotoprotettore offre oggi non solo un sicuro elevato SPF, ma anche una risposta coadiuvante la terapia. È il concetto della fotoprotezione dedicata, l’evoluzione della fotoprotezione. Non più solo il massimo attualmente ottenibile come SPF, ma anche uno strumento innovativo, “multitasking”, per provvedere alle molteplici esigenze dei pazienti.
Il sole brucia. La storia dei prodotti antisolari ha origini antiche quanto la razza umana, da quando i fanghi (così come fanno ancora altri mammiferi) venivano impiegati per proteggersi da effetti dannosi, come gli eritemi, o quando per ragioni estetiche gli antichi egizi usavano ingredienti come crusca di riso, gelsomino e lupino per bloccare gli effetti abbronzanti del sole sulla pelle.
Oggi i prodotti antisolari sono i prodotti cosmetici più tecnici e normati che esistono. A nessun altro cosmetico sono richieste proprietà e caratteristiche precise come a questi prodotti che in alcuni paesi son considerati farmaci da banco come in USA, e Australia o "quasi drug" come in Giappone. Una delle loro caratteristiche più importanti, del tutto invisibile e non nota al consumatore, è che la loro capacità protettiva è valutata con metodi che oggi sono accettati e standardizzati in tutto il mondo (SPF ISO 24444:2020 e ISO 24443:2011 UVA-PF UVA ISO e secondol’annex C ISO 24442:2011 UVA PPD) per offrire davvero quella protezione ad ampio spettro UVB- UVA così utile.
I filtri ammessi dalla legislazione vengono aggiornati e rivalutati anche per i loro potenziali effetti ambientali e per il loro possibile assorbimento percutaneo sia in USA (FDA) che in Europa (SCCS). Nel tempo i prodotti antisolari si sono sviluppati ed evoluti, oggi la fotoprotezione può essere “dedicata” e personalizzata in base a tipo di pelle e terapia. Ignorare l’evoluzione della ricerca e dell’industria acquistando in autonomia un qualunque prodotto di fotoprotezione sembra davvero riduttivo (oltre che dannoso). Chiedere sempre al dermatologo.
* dermatologo e presidente Aideco, Associazione italiana Dermatologia e Cosmetologia


© RIPRODUZIONE RISERVATA