Medicina e ricerca

L’importanza di porre attenzione nei programmi di vaccinazione per i pazienti oncologici

di Roberta Siliquini *

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Nei pazienti oncologici il rischio di infezioni è maggiore rispetto alla popolazione generale a causa di molteplici fattori che, in misura variabile, concorrono all’immunosoppressione che li caratterizza. Pertanto dev’essere posta particolare attenzione ai programmi di vaccinazione finalizzati alla prevenzione delle infezioni batteriche e virali.
Ci riferiamo in particolare alle polmoniti da Pneumococco, alle infezioni da virus respiratori, come quello influenzale, che in tali pazienti può manifestarsi come un’infezione severa che può evolvere in danno multisistemico con coinvolgimento dei principali organi e rischio di evoluzione fatale. Anche l’infezione da Herpes Zoster può rivelarsi particolarmente grave, interessando il sistema nervoso e causando complicanze come meningoencefaliti, neurite ottica con rischio di cecità e sindrome di Guillain-Barrè.
Tuttavia, i pazienti presentano esigenze spesso diverse tra loro, per età e condizione clinica. Occorrono quindi indicazioni personalizzate alle vaccinazioni, al fine di integrare le stesse al percorso di cura. Pertanto, l’organizzazione di percorsi privilegiati e dedicati ai pazienti oncologici risulta cruciale per migliorare l’accessibilità ai programmi vaccinali e garantire una protezione ottimale. Tali interventi permettono la prevenzione di malattie diverse tra loro per diffusione e gravità, che frequentemente possono comportare nei pazienti fragili come quelli oncologici, complicanze spesso gravi, compromettendo l’efficacia delle azioni terapeutiche.
Il convegno "Le vaccinazioni nei pazienti oncologici", che si è svolto a Torino in collaborazione tra il Dipartimento di Scienze della Sanità pubblica e pediatriche dell’Università di Torino e la Rete Oncologica Piemonte-Valle d’Aosta ha fatto il punto sulla situazione, anche alla luce delle preoccupanti riduzioni delle coperture vaccinali nel nostro Paese ed ha individuato alcuni obiettivi che sono stati ampiamente condivisi tra igienisti e oncologi.
Le principali vaccinazioni devono essere inserite nel Percorso diagnostico terapeutico assistenziale di ogni paziente e, contestualmente, i medici e il personale infermieristico devono svolgere un’azione di counseling e sensibilizzazione alla vaccinazione. È necessario attivare servizi vaccinali di prossimità alla sede di cura del paziente con il duplice fine di semplificare l’accesso al paziente ed instaurare un proficuo colloquio tra il medico vaccinatore e l’oncologo nella scelta di un percorso vaccinale personalizzato in linea con le condizioni cliniche e le azioni terapeutiche.
L’esistenza di un hub vaccinale dedicato permette pertanto di agevolare i percorsi di cura e assistenza, con vantaggi evidenti per i pazienti, i loro caregiver e per gli operatori sanitari. La prenotazione diretta del vaccino, come previsto nell’attuale proposta, ridurrebbe le tempistiche di accesso, consentendo un’ottimale pianificazione degli interventi e garantendo un ambiente protetto per i pazienti e i loro caregiver, lontani dal contatto prolungato con altri utenti e da potenziali fonti di contagio.
L’obiettivo finale è rappresentato dalla presa in carico integrata, tramite l’elaborazione di strategie vaccinali organizzate per condizioni di rischio, e non solo per età, l’arruolamento puntuale dei pazienti ed il coinvolgimento dei medici specialisti nella considerazione dell’aspetto vaccinale contestualmente al trattamento.
Per far fronte a questa strategia, che peraltro è anche obiettivo presente nel Piano nazionale della Prevenzione vaccinale 2023-2025 in via di approvazione, è necessario che le Regioni si attivino celermente fornendo le infrastrutture digitali (anagrafe vaccinale nazionale) e logistiche adeguate e superando le problematiche burocratico-amministrative che rendono difficile la vaccinazione di soggetti al di fuori della propria Asl di residenza.

* Presidente della Società italiana d’Igiene, Medicina preventiva e Sanità pubblica (SItI)


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