Medicina e ricerca

Carcinoma seno, focus in Friuli Venezia Giulia sui traguardi raggiunti

di Fabio Puglisi *

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In Italia, grazie a progressi significativi nella diagnosi precoce e nei trattamenti personalizzati, sono state evitate 10.223 morti legate al tumore del seno tra il 2007 e il 2019 (-6%). Anche i tassi di sopravvivenza e guarigione risultano in costante aumento. È quanto emerso alla vigilia di Focus sul Carcinoma mammario, il convegno scientifico che da oltre 20 anni riunisce in Friuli i più importanti esperti nazionali e internazionali. Sono più di 500 i partecipanti che si ritrovano a Udine per un evento dedicato alla patologia tumorale più diffusa nel nostro Paese. Anche quest’anno il convegno si apre con una sessione aperta al pubblico, Focus dalla parte delle donne, dedicata alla comunicazione e indirizzata a pazienti, parenti e caregiver.
In campo oncologico, la comunicazione efficace è cruciale da ogni angolazione. È essenziale evitare i facili trionfalismi sia verso i malati e i loro caregiver che verso i media e, di conseguenza, l’opinione pubblica. Tuttavia, è altrettanto importante condividere in modo trasparente i risultati positivi raggiunti. Ad esempio, in Friuli Venezia Giulia, nel periodo compreso tra il 1995-1999 e il 2015-2019, la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi del tumore mammario è aumentata del 10%, attestandosi ora all’89%, in linea con la media nazionale, che è dell’88%. Esiste da anni il problema della fake news ricorrenti sulle principali forme di cancro. Queste riguardano la prevenzione, l’alimentazione, la patogenesi e anche certe presunte cure miracolose. È compito, degli specialisti oncologi e degli esperti di comunicazione, controllare e veicolare il flusso di notizie verso l’intera popolazione su un tema estremamente delicato come il cancro.
A partire dal 22 febbraio il Focus di Udine avrà al centro le ultime novità scientifiche sulla malattia. Michelino De Laurentiis (Direttore Oncologia Clinica Sperimentale di Senologia, Irccs, “Fondazione Giovanni Pascale” di Napoli) ha evidenziato come i trattamenti possono essere “personalizzati” anche per le forme più gravi ed avanzate di carcinoma mammario. Esistono test che ci permettono di identificare le mutazioni presenti nel tumore e tra questi vi è la cosiddetta “biopsia liquida”. Attraverso un semplice ed indolore prelievo del sangue possiamo meglio conoscere una malattia che si caratterizza per un elevato livello di eterogeneità. Tra i vari sottotipi, quello con l’espressione dei recettori ormonali e negativo per la proteina HER2 è la forma più diffusa, rappresentando il 78% delle neoplasie mammarie, per un totale, in Italia, di circa 37mila casi ogni anno. In questi casi, la terapia endocrina assume un ruolo fondamentale ma, talvolta, le cellule del tumore diventano resistenti al trattamento.
Questo può essere dovuto a specifiche mutazioni nei geni caratterizzano il Dna tumorale ha aggiunto Lucia Del Mastro (Professore Ordinario e Direttore della Clinica di Oncologia Medica dell’Irccs Ospedale Policlinico San Martino, Università di Genova). Ed è proprio il Dna del tumore, presente nel sangue, che viene ricercato attraverso la biopsia liquida ed analizzato per la caratterizzazione molecolare. In tal modo, la selezione delle terapie a disposizione può essere fatta in modo più preciso, offrendo maggiori probabilità di efficacia. Sempre per questo tipo di neoplasie mammarie sono oggi disponibili i test genomici, usualmente proposti a pazienti con rischio intermedio di recidiva, al fine di stabilire se, dopo la chirurgia, sia effettivamente necessaria l’aggiunta della chemioterapia al trattamento endocrino.
Il carcinoma mammario in Italia fa registrare ogni anno 55.900 nuove diagnosi (1.300 in Friuli Venezia Giulia pari al 31% di tutti i tumori diagnosticati nelle donne). Nella Regione rappresenta ancora la più frequente causa di morte oncologica tra la popolazione femminile ha proseguito Samuele Massarut (Direttore dell’Oncologia Chirurgica Senologica del CRO di Aviano). Ai grandi progressi della ricerca medico-scientifica si associa un aumento costante dell’incidenza in tutta Italia e, più in generale, nei Paesi Occidentali. Assicurare diagnosi quanto più precoci possibili è un obiettivo primario e può essere raggiunto soprattutto attraverso i programmi di screening. In Friuli Venezia Giulia, lo screening mammografico è proposto a tutte le donne d’età compresa tra i 45 e i 74 anni. La copertura totale raggiunta è del 75%, con percentuali superiori rispetto alla media nazionale che si ferma al 70%. Individuare precocemente un cancro consente di aumentare sensibilmente le probabilità di guarigione, oltre a favorire un approccio chirurgico più conservativo.

* Professore Oncologia Medica dell’Università di Udine, Direttore Dipartimento di Oncologia medica presso l’Irccs Cro di Aviano e Responsabile Scientifico del Convegno


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