Dal governo

Rimborsi Ssn alle imprese ai minimi storici. Ma scoperto a 4 mld. E il Molise dista 460 giorni dall'Europa

di Roberto Turno (da Il Sole 24 Ore di oggi)

Si sono accorciati del 15-20% in un anno i tempi di rimborso ai fornitori di farmaci e di dispositivi medici da parte di asl e di ospedali. Praticamente sono arrivati ai minimi storici da vent'anni a questa parte. Ma i pagamenti-lumaca delle aziende sanitarie restano una realtà dura da abbattere soprattutto al Sud. E il credito delle imprese è sempre a livelli di guardia: almeno 4 miliardi. Con una distanza dall'asticella limite europea di 60 giorni al massimo di ritardo, che in alcune regioni è sempre siderale, praticamente un'utopia: il Molise, principe delle fatture che restano nei cassetti, è lontano dall'Europa 606 giorni per i rimborsi di farmaci, di 466 giorni per i dispositivi medici. E che dire dell'ospedale «Mater Domini» di Catanzaro, che salda dopo la bellezza di 990 giorni, quasi un successo considerato che pochi anni fa pagava anche sopra i 1.400 giorni, più di due anni lontano dal target europeo?
Tra stop and go, casi-limite e miglioramenti anche innegabili ma ancora insufficienti per le imprese creditrici, il pagamento dei crediti ai fornitori da parte del Ssn resta uno dei capitoli “pesanti” per la finanza pubblica. Seppure l'immissione di liquidità a partire almeno dal 2013 da parte del ministero dell'Economia in questi anni ha prodotto innegabili passi in avanti. Come del resto ha fatto registrare anche il 2016, stando ai consuntivi di fine anno di Farmindustria (farmaci) e di Assobiomedica (dispositivi medici).

Certo – come analizza un servizio speciale del settimanale Il Sole-24 Ore Sanità) – non siamo di sicuro ai livelli del record di 372 giorni medi nazionali di ritardo del 2006, ma con punte regionali superiori ai 900 giorni, quando la bolla finanziaria ancora non era scoppiata. Con imprese biomedicali in ginocchio in attesa di rimborsi che non arrivavano, con crediti miliardari in naftalina e aziende – soprattutto quelle più piccole – che, strette dal credit crunch, rischiavano di soccombere o soccombevano davvero con tanto di lavoratori a spasso. O alle attese altrettanto infinite delle industrie farmaceutiche, intanto nella morsa di ripetute manovre finanziarie, perfino tre e anche più all'anno. Ma il trend sta cambiando. I giudizi delle imprese non sono esattamente allineati. Più ottimista nel considerare il trend è Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria«A fine 2016 – riconosce – si registra un nuovo sensibile calo dei tempi di pagamento che hanno raggiunto un minimo storico». Un miglioramento diffuso, aggiunge: «Il miglioramento riguarda quasi tutte le regioni: 15 su 20, l'82% a valore». Ma senza dimenticare che i crediti totali delle imprese del farmaco, segnano 1,5 mld: «Il tetto dei 60 giorni – prevede – non è più una chimera ma un obiettivo a portata di mano. La certezza dei pagamenti e il consolidamento di regole verificabili e certe fanno crescere gli investimenti e fanno bene al Paese e alle imprese».
Più scettico Luigi Boggio, presidente di Assobiomedica: «I tempi medi di pagamento delle strutture sanitarie sono ancora ben lontani dall'obiettivo dei 60 giorni indicato dall'Europa. Con i gravissimi ritardi di Molise e Calabria». Per le imprese dei dispositivi medici il credito è di 2,5 mld: «Un credito che la pubblica amministrazione restituirà con gli interessi Bce dell'8%, sperperando così denaro pubblico per incapacità di gestione». Con l'”intralcio” della spending review: «Se lo Stato da una parte pensa di risparmiare con gli acquisti centralizzati, dove spesso è il prezzo ad avere il peso maggiore – aggiunge Boggio – dall'altra disperde somme ingenti in contenziosi e interessi di mora, che potrebbero invece essere utilizzate per investire nel rinnovamento del nostro Ssn».
Quasi un cortocircuito. In un mix di risultati che come sempre vede l'Italia spaccata in due. Col Sud inesorabilmente fanalino di coda, a partire dalle regioni commissariate e sotto piano di rientro, dove i miglioramenti, come quelli segnati nel 2016, restano tuttora a livelli di guardia. Altro che Europa.


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