In parlamento

Ddl ecoreati, Realacci (Pd): «Adesso o mai più. Eternit insegna»

di Rosanna Magnano

«Bellezza, innovazione, ambiente e competitività. L'Italia deve fare l'Italia». E se il disegno di legge sugli ecoreati andrà finalmente in porto (è alla quarta lettura al Senato e il rischio affossamento è dietro l'angolo) questo segnerà una svolta. Ermete Realacci (Pd), presidente della commissione Ambiente della Camera e presidente onorario di Legambiente è ottimista: «Ho sentito Luigi Zanda capogruppo del Pd al Senato, mi ha assicurato che gli emendamenti al Ddl scadono oggi e già da questa settimana il provvedimento sarà presentato in aula, tra mercoledì e giovedì. D'altra parte la modifica apportata è talmente marginale (l'eliminazione del divieto di utilizzo della tecnica di esplorazione dei fondali marini denominata air gun ndr) che è impossibile che su questo si possano imbastire manovre dilatorie».

Si poteva evitare questo intoppo?

Penso di sì. Si poteva approvare il Ddl così com'era e affrontare in seguito la questione dell'air gun. D'altra parte un conto è sottoporre a rigidi controlli un metodo che presenta senza dubbio delle controindicazioni un altro conto è trasformare in un reato una tecnica che viene utilizzata in tutto il mondo. L'argomento non era presente nelle proposte di legge originarie e non è mai stato discusso in commissione. E' legittimo sospettare che oltre all'esigenza di richiamare l'attenzione sul problema ci sia stata anche dell'astuzia. Insomma ci è sembrata un po' una polpetta avvelenata. Ora che è andata così e fortunatamente nel testo non si è cambiato altro, l'importante è che venga approvato al più presto.

Allora il governo è stato bugiardo, come sostiene Legambiente, o no?

Legambiente si riferiva all’impegno assunto dai ministri Galletti e Orlando di approvarlo così com'era. Però sicuramente la prova del nove sarà un rapido via libera. Che credo stia a cuore alla maggioranza del Senato. Il Ddl unifica oltre la proposta di cui sono primo firmatario anche quella dell'onorevole Salvatore Micillo del Movimento 5 Stelle e dell'onorevole Serena Pellegrino di Sel. Questa dei delitti ambientali è una delle questioni in cui il M5S ha avuto un ruolo importante e quindi l'approvazione dovrebbe essere rapida. Mentre nel passaggio precedente il M5S aveva fatto melina. Si tratta di una legge che non solo ha un valore in sé. Mi occupo da tanto di queste questioni, il vocabolo ecomafia è entrato nel vocabolario della lingua italiana ed è stato coniato da Legambiente nei primi anni '90, quando incominciammo a capire l'estensione del fenomeno e la necessità di contrastarlo con un'azione penale più efficace. Questa legge segna un importante punto di passaggio per innalzare l'asticella della legalità nel Paese. C'è un legame tra falso in bilancio, antiriciclaggio, anticorruzione e questo provvedimento. L'Italia deve sfidare il futuro con la qualità e la bellezza e deve combattere i suoi mali antichi.

Se il Disegno di legge sarà approvato che cosa cambia davvero?

Vengono introdotte nuove tipologie di reati, innanzitutto quella di disastro ambientale. L'opinione pubblica è rimasta molto colpita dalla sentenza Eternit, in cui l'utilizzo di uno strumento improprio da punto di vista giudiziario come quello del disastro innominato ha prodotto – poi si può discutere se si poteva fare un'altra scelta - da parte della Cassazione l'annullamento in toto di quelle sentenze. Poi si introducono altri reati come abbandono dei rifiuti radioattivi, inquinamento ambientale e ostacolo ai controlli. Al tempo stesso vengono previste agevolazioni per chi ripara i danni fatti e aggravanti quando ci sono componenti come l'associazione mafiosa che incidono su questi tipi di reati. Penso che ci sarà sia un effetto penale...Io vorrei ricordare che c'è un precedente in materia: a partire da quando il problema fu sollevato negli anni ’90 – io ho avuto ruoli in quella vicenda come anche Enrico Fontana che è l'attuale direttore di Libera – quando andavamo insieme come Legambiente nella Terra dei fuochi, in posti sottoposti a una pressione criminale formidabile. Beh allora quella pressione criminale era figlia di due componenti. Una era il profitto, perché i clan della camorra, della mafia della ‘ndrangheta sono delle holding. Però collegato al profitto c'era anche uno scarsissimo rischio. Perché se uno veniva preso con una partita di cocaina rischiava grosso, se uno veniva preso a versare arsenico nei terreni aveva poco più di una contravvenzione. Questo peraltro spuntava le armi investigative della magistratura perché con pene molto basse non si potevano fare intercettazioni o rogatorie internazionali. Bene: l'introduzione di quello che si chiamava il 53 bis nel 2001 (traffico illecito dei rifiuti ndr) ha rappresentato un punto di svolta, che ha permesso di affrontare i clan in maniera molto più efficace. Sono state eseguite molte inchieste, arrestate 1.400 persone di clan potentissimi come i Casalesi, gli Schiavone, i Nuvoletta. Anche con gli ecoreati avremo quindi un po' un effetto di questa natura ma io non sottovaluto neanche un effetto proprio sulla cultura generale del Paese. Ed è stato un errore l'atteggiamento di paura, poi fortunatamente corretto, da parte di Confindustria. Perché l'impresa italiana compete nel mercato globale con qualità e innovazione. Questa è la forza dell'Italia che vogliamo si rappresenti anche all'Expo. Non possiamo certo competere con il Guangdong inquinando di più o pagando di meno i lavoratori. C'è una visione un po' perdente che considera la legalità come penalizzante.

Spesso le regole ambientali peccano di troppa burocrazia e le imprese faticano ad applicarle.

Penso che tanto più si può procedere a una semplificazione normativa – c'è in tutti i campi un rischio di burocrazia che non fa fare le cose come andrebbero fatte – quanto più c'è una certezza delle regole e dei controlli, altrimenti diventa deregulation. Bisogna segnare una cesura con una cultura del passato. Nel 1962, non nell'Inghilterra di Dickens, nelle norme tecniche del piano regolatore di Venezia c'era scritto testualmente che nell'area industriale di Porto Marghera “troveranno posto prevalentemente quegli impianti che diffondono nell'aria fumo, polvere, esalazioni dannose alla vita umana..”. Sono gli anni in cui nascono il petrolchimico di Porto Marghera e l'Itasider di Taranto. Quello è il passato che va cauterizzato. Io la legge sugli ecoreati la metterei nel pacchetto competitività del Paese. Non è solo una salvaguardia per l'ambiente e la salute dei cittadini ma anche l'indicazione di una frontiera per lo sviluppo di un'iItalia che fa l'Italia.

Il problema però non è stato solo quello degli strumenti legislativi inadeguati ma anche di una classe politica a dir poco distratta. Ci sono segnali di cambiamento?

Il cambiamento è nella cultura dei cittadini ma anche nell'economia e nelle scelte trasversali come quelle sull'energia. Il nucleare e il carbone sono state scelte dannose per la salute e per l'ambiente ma anche scelte industriali fallimentari. Ora l'Europa produce la maggior parte dell'energia da fionti rinnovabili, in Italia il 40 per cento. I cambiamenti in atto sono irreversibili e lo fa capire proprio il successo delle imprese in cui la competitività ha fortissime componenti di sostenibilità ambientale. Per esempio l'Italia è leader nella costruzione di giostre. Le giostre italiane non sono solo belle ma pesano anche la metà e consumano la metà dell'energia delle giostre tedesche. L'idea che fa dell'ambiente una fattore di competitività e non un elemento penalizzante è già molto presente. Spesso non è letta dalla classe politica, che ha ancora una corteccia più simile al piano regolatore di Marghera.


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